Gli Ispanici al voto

Nel 1970, negli USA, gli Ispanici erano poco più di nove milioni.

Nel 2016, ben oltre cinquantasette milioni!

Quasi il diciotto per cento della popolazione globale.

Di tutta evidenza, importantissimo catturare il voto di una tanto numerosa parte di cittadini.

Per quanto possa apparire scontato l’indirizzo ispanico a favore dei democratici, così non è nei termini da molti attesi.

Tempo fa, si disse che una delle possibili ragioni di un voto ispanico ai repubblicani doveva consistere nella loro appartenenza religiosa.

Poteva, può, ci si chiese e chiede, un cattolico (lo sono a larghissima maggioranza) accettare senza problemi le estreme aperture liberal nel campo dell’etica?

Aborto libero, diritti lgbt, matrimoni gay per dire?

Con difficoltà.

Possibile pertanto da questo punto di vista certamente non trascurabile un voto per i repubblicani eticamente assai più conservatori.

Ci si aspettava, nelle appena trascorse Mid Term Elections 2018, un forte incremento dei voti ispanici ‘anti Trump’.

Se così è stato in parecchi distretti quanto alla Camera, non altrettanto è accaduto nel voto senatoriale (Rick Scott in Florida ha ottenuto oltre il quarantacinque per cento di quei suffragi) o governatoriali.

Due, a quanto affermano gli analisti, le altre ragioni dell’infine deludente (rispetto alle attese) incremento del voto ispanico democratico.

La prima consisterebbe nella difficoltà incontrata nell’esporre il proprio programma.

La seconda – interessante è destinata, se corrispondente alla realtà, a contare sempre di più – sarebbe un sostanziale “abbandono della identità latina” da parte di immigrati di seconda, terza o quarta generazione che pur venendo indicati come Ispanici non si ritengono tali!