I sondaggi futuri (perché siano attendibili)

D’ora in avanti – per il vero, già da tempo, ma d’ora in poi sarà un diluvio – quotidianamente, saremo sommersi da sondaggi che, a seconda degli interessi degli istituti rilevatori (vicini a questo o a quel partito, a questo o a quel candidato) e della committenza, diranno il tutto e il contrario di tutto in relazione alle intenzioni di voto degli americani.

Ovviamente, l’arma del sondaggio (ottimo se favorevole, più che ottimo se negativo per il contendente) verrà usata ad ogni piè sospinto.

Ora, in questa sede, va ricordato che il sistema elettorale USA quanto alle presidenziali (dimentichiamoci primarie e caucus) prevede l’assegnazione dei delegati Stato per Stato sulla base, Stato per Stato, del voto popolare.

Chi vince appunto il voto dei cittadini in uno Stato – tranne che nel Maine e in Nebraska – conquista tutti i grandi elettori ai quali quello Stato ha diritto (’winner take all’).

Per tale ragione, i sondaggi a livello nazionale – anche se veritieri, e v’è da dubitarne – lasciano il tempo che trovano (si può essere eletti a White House prendendo meno voti del contendente in totale ma prevalendo in un numero di Stati che contano su un totale di delegati sufficiente).

Occorre, quindi, guardare a rilevazioni relative alle intenzioni di voto Stato per Stato e in specie a quelle riguardanti gli ‘Swing States’ (che non si esprimono in ogni occasione allo stesso modo) quali la Florida e l’Ohio soprattutto.

Per di più, nel caso Clinton/Trump, sarà necessario tenere d’occhio alcuni ‘Blue States’ (quelli che votano usualmente democratico – mentre sono definiti ‘Red States’ i repubblicani) nei quali, per le sue caratteristiche e l’appeal, The Donald può prevalere.

Mi riferisco in primo luogo a Pennsylvania, Wisconsin, Michigan e perfino Massachusetts.

Attenzione!