Il bipartitismo in America

E’ solo a partite dal 1856 – allorquando il democratico James Buchanan ebbe la meglio sul repubblicano John Fremont (terzo incomodo, con poca voce in capitolo, l’ex presidente Millard Fillmore) – che i due partiti ancora oggi dominanti si confrontano direttamente per la conquista di White House.

In precedenza, movimenti politici di volta in volta rappresentativi di idee e istanze per qualche tempo importanti avevano portato propri esponenti a sedere sullo scranno presidenziale o almeno a lottare per esso.

Federalisti, democratico/repubblicani, whig, free soil… i nomi da ricordare.

In non poche occasioni – in particolare, nel 1824 – numerosi i candidati espressi dallo stesso partito (nell’anno citato, i democratico/repubblicani proposero addirittura quattro diversi nomi).

Dal citato 1856, per quanto altri movimenti politici – nell’ordine e citandone solo alcuni, populisti, socialisti, comunisti, libertariani, verdi… – in ogni tornata abbiano presentato e presentino propri candidati, solo presidenti democratici o repubblicani.

Non pochi i pretendenti inutilmente propostisi come indipendenti ovvero alla testa di partiti creati per la bisogna.

Ora – come si evince guardando ai partiti citati (una piccola parte, l’elenco sarebbe infinito) che hanno corso e corrono con loro candidati – non è affatto vero che negli USA esistano solo repubblicani e democratici.

E’ vero invece che il sistema elettorale rende difficile, difficilissimo, a un terzo incomodo di vincere.

Semplificando all’estremo, in sede di general election, i delegati da eleggere Stato per Stato sono cinquecentotrentotto e per conseguenza presidente diventa chi ne conquista almeno duecentosettanta, la maggioranza assoluta.

Ovvio, quindi, che se i partiti seriamente (pertanto in grado di vincere) in lizza fossero più di due il raggiungimento della citata maggioranza sarebbe più difficile.

Tale constatazione – unita al fatto che nel concreto non riuscivano e non riescono ad emergere – ha portato i terzi (quarti, quinti,…) movimenti politici necessariamente alla marginalizzazione.

Oggi in America si parla di crisi del bipartitismo.

Sarà pur vero, ma non è possibile cambiare una inesistente legge in materia per superarlo.

Fino a quando, come accaduto nel 1854 con il repubblicano, non nascerà un partito in grado di soppiantare uno dei due ‘regnanti’, nulla potrà modificarsi in merito.

Nella tornata 2016, tornata incerta e tormentata, una qualche attenzione va rivolta – in prospettiva, soprattutto, non potendosi neppure immaginare una vittoria – al Libertarian Party che può uscire dall’anonimato e proporsi quale futura forza alternativa al GOP.

Vedremo.