La campagna 2016: da dove è partita e dove sta arrivando

Dal barbiere.

Rasato, massaggiato, profumato (non eccessivamente, per carità), sto per uscire dal negozio quando entra Renzo Dionigi.

Vecchio e caro amico, già rettore dell’Università dell’Insubria, Dionigi passa molto tempo negli Stati Uniti e, guarda caso, quando  – dopo esserci seduti sul divanetto riservato ai clienti – gli chiedo cosa pensano in America della campagna in corso, mi dice di essere tornato d’oltre oceano giusto ieri, dopo due mesi trascorsi a Chicago.

Ora – a parte i protagonisti in campo dei quali fornisce un quadro vivido e saporito – la sua osservazione di fondo, che condivido, è relativa a un fatto del tutto particolare.

Ancora poco tempo fa, relativamente parlando, i democratici sembravano uniti e pronti, in piena corsa per conquistare con Hillary Clinton il terzo mandato consecutivo a White House.

Ancora più di recente, i repubblicani erano divisi, in guerra, contrariati dal sempre maggiore e imprevedibile successo di Donald Trump.

Oggi, in una campagna partita in un modo e che sta andando in un altro, con Bernie Sanders che non molla e rappresenta una parte decisamente importante dell’asinello, i democratici sono in serie difficoltà e in calando mentre i repubblicani, praticamente obbligati dagli eventi, pare stiano ritrovandosi, riunendosi dietro un Trump ogni giorno più in palla.

E’ vero – aggiunge – all’8 novembre manca un sacco di tempo e le cose possono cambiare, ma occorrerà davvero qualcosa di grosso perché la ora fievole stella dell’ex first lady, sotto attacco soprattutto per l’emailgate, torni a brillare.

Concordo.