La Provvidenza Divina assisterà ancora gli Stati Uniti?

“Esiste una particolare Provvidenza Divina a favore dei bambini, dei matti, degli ubriachi e degli Stati Uniti d’America”, così Otto von Bismarck-Schoenhausen ai suoi tempi.
Al fine di dimostrare che l’asserzione del mitico ‘Cancelliere di ferro’ ora riportata corrisponde al vero, nel 2013, ho scritto un saggio (ovviamente intitolato ‘La Provvidenza Divina e gli Stati Uniti d’America’).
Mi soffermavo in quelle pagine in particolare sulle vicende non certamente solo politiche che hanno portato alla Executive Mansion i più ‘grandi’ (a mio modo di vedere) Presidenti USA.
Nessuno tra loro quattro (non di più, i migliori nel ruolo) in verità preferito nell’urna ai contendenti dai votanti.
– Thomas Jefferson, per cominciare.
Sconfitto nel 1796, arriva alla Presidenza seguendo un percorso tortuoso.
Ottiene difatti nel 1800 lo stesso numero di Grandi Elettori di Aaron Burr.
Tra i due, necessario il ballottaggio alla Camera.
Preverrà addirittura e soltanto alla trentaseiesima votazione.
– Abraham Lincoln, naturalmente.
Vince nel 1860 per Grandi Elettori con meno voti popolari di quelli che i due rivali democratici (è il primo repubblicano a vincere soprattutto per la divisione nel campo avverso) e un terzo aspirante collezionano.
È per questo un classico ‘Presidente di minoranza’.
– Theodore Roosevelt.
Governatore per l’Elefantino del New York in conflitto per la sue idee di buon governo e riformiste con la cricca politica dominante ad Albany, viene imbarcato come running mate nel ticket del Grand Old Party al fianco dell’uscente e certamente rientrante William McKinley.
Parcheggiato alla Vice Presidenza e teoricamente messo da parte, Teddy arriva invece a settembre del 1901 a White House in luogo dell’assassinato titolare.
(I tre Signori fin qui citati, con il Padre della Patria George Washington, sono stati ottimamente scolpiti sul Monte Rushmore, South Dakota – scelta felice – da Gutzon Borglum).
– Lyndon Johnson, infine.
Vice mal sopportato ma necessario (garantiva l’allora Senatore i Grandi Elettori del suo Texas) di John Kennedy, gli succederà il 22 novembre 1963 nel giorno del suo assassinio.
(Non mi soffermo qui – andremmo molto per le lunghe – sulle dimostrate grandi capacità, magari in campi diversi, dei quattro e sulla impronta indelebile che hanno lasciato).
Non solo queste le dimostrazioni date dalla più volte ricordata e specifica Provvidenza.
Venendo all’oggi e dovendo gli Stati Uniti affrontare un momento di sofferenza, un prosieguo di campagna elettorale sconvolto da una epidemia (cosa in effetti già accaduta – ma si trattava di Mid Term Elections – nel 1918 a causa della Spagnola), come, in quale modo, si manifesterà ancora la benevolenza celeste?
Che debba necessariamente intervenire è altresì ferrea convinzione – si evince – di Michael Medved autore di ‘God’s Hand on America: Divine Providence in the Modern Era’.
Uscito nel 2019, il saggio dello studioso originario (in qualche modo giustamente essendo la grande città della Pennsylvania l’antica sede dei Congressi Continentali nei quali istituzionalmente nacquero gli USA) di Philadelphia non poteva ovviamente trattare dell’odierna epidemia Covid 19, ma, aggiungendosi al mio più politicamente impostato, benissimo completa (attraverso dieci molto significanti storie) il discorso in merito.
Nutriamo giudiziosamente fiducia e preghiamo perché così sia.