L’assoluta insignificanza dei Libertariani nel 2020

2012 e soprattutto 2016.
Dopo anni ed anni di sola testimonianza (candidature ‘di bandiera’), il Libertarian Party propone un candidato di peso (relativo, certamente, ma vero), per di più 4 anni fa accompagnato nel ticket da un secondo altrettanto noto personaggio.
Gary Johnson e Bill Weld (i due entrambi già repubblicani ed ex Governatori) nell’ultima circostanza arrivano a prendere oltre il 3 per cento la qual cosa significa quasi 4 milioni e mezzo di voti popolari.
E c’erano situazioni locali (per il vero parrebbe sia lo stesso anche in queste ore nel Wisconsin) nelle quali la votazione a favore dei libertariani veniva considerata addirittura influente ai fini della assegnazione di uno Stato e dei suoi Grandi Elettori
Orbene, da infiniti punti di vista (pandemia certamente incidente) e in primo luogo per la fortissima radicalizzazione del voto, ben differente la situazione odierna, ma certamente il partito fondato nel 1971 ha subito il 3 novembre un knock-out difficilmente rimediabile in futuro.
Jo Jorgensen – sua vessillifera – è dovunque, e quando va bene, arrancante attorno all’1 per cento, nella maggior parte dei casi restando sotto.
(E che cosa dire dei Verdi sostanzialmente dissolti e scesi allo 0,23?)
Le cose cambiano ed anche rapidamente.
E il futuro riposa per i libertariani come per tutti sulle ginocchia di Giove.