Ted Cruz non cede e la convention non va secondo i piani

A Cleveland, le cose non vanno molto bene a The Donald.

Già – lo si sapeva – assenti i vecchi big (i Bush, i due ultimi candidati a White House John McCain e Mitt Romney, il governatore dello Stato che ospita l’evento John Kasich!), in un clima di contestazione da parte di minoranze che non vogliono riconoscerne il successo, incappato nel notevole contrattempo dovuto al plagio della consorte Melanie, alle prese con una sua organizzazione che si dimostra deficitaria, il tycoon finisce per puntare tutto su se stesso e sulla famiglia.

Questo, almeno, il quadro come si appalesa.

Capita poi che il senatore del Texas Ted Cruz, il suo rivale più accanito, arrivi alla convention e tenga un discorso duro nel quale invita a battersi contro Hillary ma non dichiara mai il proprio appoggio a Trump.

Che le cose non filino secondo le attese è dimostrato dal fatto che lo stesso Trump è più volte intervenuto personalmente infrangendo la tradizione che prevedeva l’apparizione del nominato solo dopo l’investitura e comunque non ad ogni piè sospinto.

Occorre un colpo d’ala finale per chiudere la kermesse in bellezza.