Tom Tuberville e il futuro Senato

Ben lo sappiamo, il Senato – oggi a maggioranza repubblicana – è il secondo (essendo naturalmente la nomina del Capo dello Stato il primo) campo di battaglia elettorale 2020.
Dei 35 seggi in gioco il 3 novembre ben 23 appartengono ad esponenti del Grand Old Party che pertanto rischia più dell’Asinello.
I sondaggi dicono che cinque tra questi scranni sono davvero in pericolo.
Essendo i repubblicani nel consesso 53, potrebbero gli avversari arrivare a controllare il Senato sia conquistando quattro dei predetti seggi, sia – ove vincesse Joe Biden e la Camera Alta fosse per conseguenza presieduta dal suo Vice che in caso di parità avrebbe diritto di voto – ne sottraessero tre.
Questo, ovviamente, nel caso in cui a loro volta i colleghi di partito di Biden vincessero tutte le dodici sfide che li aspettano.
È in tale quadro (ricordando quanto sia importante avere in mano il Senato in particolare perché ratifica le nomine presidenziali) che acquista specifico rilievo quanto appena accaduto in Alabama nelle Primarie repubblicane appunto per la scelta del locale candidato al laticlavio.
È difatti l’attuale Senatore democratico dello Stato con capitale Montgomery, Doug Jones, considerato il più vulnerabile tra gli Asinelli in carica il cui mandato è in scadenza.
Molto importante per il GOP defenestrarlo rendendo più complicata la scalata democratica nell’ambito.
Ebbene, il contendente di Jones selezionato dall’Elefantino è Tom Tuberville, un ex coach di successo nel football che, battendo nettamente l’ex Senatore e Attorney General Jeff Sessions (probabilmente arrivato al termine di una lunga carriera), si presenta come l’ancora di salvezza elettorale del GOP.
Ovvio difatti che se Tuberville prevalesse il partito democratico avrebbe da scalare una montagna più alta per raggiungere il controllo dell’assemblea.
Ecco perché il dato delle Primarie del 14 luglio va qui debitamente segnalato.