Voto di guerra

1916, è in corso la Prima Guerra Mondiale.

Gli Stati Uniti d’America non sono belligeranti in quel momento.

Il Presidente uscente Woodrow Wilson viene confermato.

1940, è in atto la Seconda Guerra Mondiale.

Gli USA non vi partecipano e Franklin Delano Roosevelt viene eletto una terza volta.

1944, a secondo conflitto mondiale in corso, questa volta partecipi eccome gli States, F. D. R. conquista un quarto mandato.

Come si vede, nelle circostanze elencate, guardando alla situazione bellica esistente, l’elettorato americano ha pensato bene di restare, per così dire, in mani esperte, sicure.

Particolare la situazione nel 1952, a Guerra di Corea in corso.

Particolare perché il Capo dello Stato in carica (Harry Truman) non si ricandida.

Opposta, invece, la vicenda ambientata nel 1968 perché è proprio la Guerra in Vietnam a indurre il Presidente Lyndon Johnson a non ripresentarsi.

1972: si torna per una volta all’antico.

Il conflitto vietnamita è in corso e Richard Nixon viene rieletto.

Tralasciando la Guerra del Golfo, nel corso della quale non vi furono votazioni per White House negli USA, nel 2004, George Walker Bush fu preferito anche per i vari fronti – quello iracheno in specie – che il Paese andava affrontando.

Non che il comportamento dell’elettorato in queste tornate elettorali (che hanno visto, salvo quando era lo stesso inquilino della Casa Bianca a dire basta, gli americani tenersi stretta l’amministrazione in carica) sia stato determinato esclusivamente dalla guerra allora in atto ma certamente l’idea di affidarsi alla mano che già guida il Paese ha avuto un certo peso.