1 novembre 1950: attentato alla vita di Harry Truman

Difficili, a dire veramente poco, i rapporti tra gli Stati Uniti e Portorico.
Complicati dal 1898, anno nel quale, a seguito del Trattato di Parigi concluso al termine della Guerra Ispano Americana, era la, da quel momento, ex colonia spagnola entrata a far parte dei territori che gli USA avevano in, diciamo così, gestione.
In non pochi momenti, decisamente al di là della protesta gli atti messi in campo dagli isolani le cui iniziali aspettative politiche ed economiche non trovavano mai riscontro.
Spesso alla ricerca di una indipendenza negata altresì i nazionalisti locali.
È il 30 ottobre del 1950 che un gruppo tra questi mette in atto una serie di azioni di guerriglia – urbana principalmente – arrivando con un commando addirittura ad attaccare la residenza del Governatore.
Sedata con le armi la rivolta, pacificata (?!) l’isola, nessuno si aspettava quello che occorse a Washington due giorni dopo, l’1 novembre.
Essendo la Casa Bianca in fase di ristrutturazione, il Presidente Harry Truman risiedeva a quel mentre nella vicina Blair House, in vario modo utilizzata ufficialmente nel tempo.
Ebbene, fu con l’intenzione di arrivare fino a lui ed ucciderlo che nel pomeriggio due attentatori appunto portoricani arrivarono all’ingresso del palazzo.
Nel conflitto a fuoco che seguì, fu colpito a morte un agente di sorveglianza che prima di morire riuscì ad uccidere uno degli assalitori.
Pare che per un caso, un attimo almeno, Truman sia stato inquadrato dall’arma del secondo killer essendosi al rumore affacciato alla finestra.
Quattro, come tutti sanno, gli inquilini della Executive Mansion in carica (1) uccisi a colpi d’arma da fuoco.
Truman e successivamente Reagan – entrambi sopravvissuti – gli altri due oggetto di attentati.
Quello al repubblicano noto.
Quello ora ricordato al democratico successore di Franklin Delano Roosevelt quasi dimenticato.

(1) Per la necessaria completezza, ricordo che i due Roosevelt furono presi di mira a loro volta.
Teddy fu ferito – durante la campagna elettorale del 1912 quando non era più Presidente – mentre teneva un comizio.
Franklin la scampò per miracolo a Miami.
Eletto ma non insediato, fu sotto la mira per sua fortuna incerta di Giuseppe Zangara, un anarchico italiano che, sparando nella sua direzione, ferì a morte il Sindaco di Chicago Anton Cermak che si trovava, ahi lui, vicino al Presidente.