29 febbraio, 3 marzo 2020. Biden uno e due

Sei il favorito.
Ma parti male.
Non vinci o perdi per tutto il mese di febbraio o quasi.
Giochi fuori casa, per dirla in gergo sportivo.
Stati che non ti favoriscono.
Comunque, non fai bella figura.
E ti dicono appannato.
Addormentato, perfino.
E ti dicono anziano.
E ti dicono che non hai argomenti.
E gli avversari ti dileggiano.
Poi, il 29 di quel benedetto mese arriva la Carolina del Sud.
Dovrebbe andarti meglio.
L’elettorato dovrebbe essere ‘giusto’.
Ce la farai?
Chissà?
E vinci netto.
E nei due giorni seguenti tre quarti dei tuoi rivali – anche un paio tra quanti ti avevano dato filo da torcere – non solo abbandonano la corsa ma dichiarano di appoggiarti.
Ovvia conseguenza, nel ‘Super Tuesday’ vai alla grande.
E – lo sanno tutti – chi vince in quella circostanza ha la nomination in tasca.
Resta a contendenti l’investitura quel tale del Vermont.
Uno che ha seguito sì, ma limitato.
E sai che prima o poi dovrà mollare la presa anche lui.
Sei assolutamente lo stesso uomo di pochi giorni fa.
Ma – avversari che devono comunque dire il contrario a parte – tutti a sostenere che sei in gamba.
Rinato.
Un giovanotto, quasi quasi arriverebbero ad asseverare.
Sei Joe Biden.
Sei in pista da una vita e mezza.
Sai benissimo che non c’è come vincere per trovare sostegni d’ogni genere.
Che vincere fa vincere!