A proposito del dire o meno la verità in politica

“Forse non vi ricordate la speranza che Jimmy Carter portò con sé.
Probabilmente rammenterete le condutture del gas, gli ostaggi bendati, l’inflazione a due cifre, i tassi di interesse al venti per cento, Carter avvolto nel suo cardigan nello Studio Ovale che prega con solennità di abbassare i termostati, che si accascia per un colpo di calore durante una gara podistica di dieci chilometri, che tiene sulle reti nazionali un discorso sul ‘malessere americano’ che in realtà era un discorso sulla ‘crisi di fiducia’.
Verso la fine degli anni Settanta sembrava che tutto stesse diventando sempre più brutto e squallido: città, automobili e musica.
Carter giurò che a differenza dei suoi predecessori avrebbe in ogni caso detto la verità al popolo americano.
E dato che era un uomo di parola, il popolo americano lo avrebbe cacciato per questo.
Fu l’ultimo Presidente a commettere quell’errore”.
Queste le sconsolate parole vergate a proposito della sincerità in politica e della defenestrazione (al di là di ogni amara intrigante iperbole, non conseguente) di Jimmy Carter ad opera di Ronald Reagan nel 1980 da George Packer in ‘Our man’, 2019.