‘Banana Republic’

Dobbiamo all’ottimo scrittore di racconti O. Henry (in verità, William Sydney Porter, attivo tra fine Ottocento e primi del Novecento) il termine ‘Banana Republic’.
Il riferimento?
L’Honduras, dove O. Henry aveva lavorato.
Il termine derivava in effetti dalla constatazione che in quel Paese (ma, ovviamente, non solo) la fragile economia si basava sulla produzione e commercializzazione sostanzialmente di un singolo prodotto, nel caso proprio la banana.
Naturale che nel tempo, avendo avuto la definizione successo (Woody Allen contribuì intitolando ‘Il dittatore dello stato libero di Bananas’ un suo film del 1971), sia stata usata ed abusata e che abbia fatto riferimento a Nazioni che con le banane avevano niente a che fare.
Nel pieno della campagna presidenziale del 2016 fu Donald Trump a dire che si stava decidendo con quel voto se gli Stati Uniti sarebbero rimasti “un Paese libero nel vero e pieno senso della parola” o sarebbero diventati “una corrotta repubblica delle banane”.
Oggi, guardando alla situazione conseguente i fatti di Minneapolis e alle decisioni in merito del Presidente, considerando il fatto che a guidare appunto una Repubblica di quella fatta è sempre un dittatore, non pochi strenui oppositori di Trump richiamano a suo danno quella definizione.
Le cose cambiano, come diceva David Mamet, e possono ancora cambiare.