Candidati adeguati e no

Tutti i sondaggi dicono che Hillary Clinton e Donald Trump godono di una a dir poco scarsa considerazione fra gli elettori sia sul piano personale che su quello politico.

Certo, la signora se la cava meglio del tycoon, ma insomma.

Tutti gli osservatori più seri ed attenti non nutrono grandi speranze nel prossimo quadriennio presidenziale, chiunque tra i due arrivi ad occupare lo scranno a White House.

Nella oramai lunga storia delle elezioni presidenziali in non poche occasioni candidati ritenuti ottimi una volta eletti hanno fallito mentre candidati dai quali non ci si aspettava nulla di buono, scelti comunque dai cittadini, hanno ‘funzionato’ più o meno bene.

Per non parlare delle volte nelle quali si sono dimostrati adattissimi vice presidenti subentrati mortis causa fino a quel momento magari mai tenuti in considerazione (e basti qui pensare a Theodore Roosevelt, ad Harry Truman o a Lyndon Johnson).

Certo, le ragioni dei successi come dei fallimenti sono molteplici e non ogni volta dipendono dalle capacità e caratteristiche personali.

Enorme influenza hanno infatti gli accadimenti, le contingenze, la fortuna.

(Un caso per tutti: come sarebbe stata la presidenza dell’isolazionista, nelle intenzioni, George Walker Bush senza gli attentati dell’11 settembre 2001?)

Non mi avventurerò ora in elenchi dei rappresentanti delle due categorie – i sorprendenti in meglio e quelli in peggio – non avendo qui lo spazio per giustificare i giudizi.

Rimando, al riguardo, ai miei mille e mille scritti sul tema USA a cominciare da ‘Americana’.