Cattolici e White House

I Cattolici americani in politica?
A livello locale – in particolare nel New York dove gli italoamericani erano numerosi – con un qualche successo, già dai primi anni del Novecento.
Tra loro, decisamente attivo e capace, Alfred Emanuel Smith, Governatore dello Stato della Grande Mela una prima volta dopo le elezioni del 1918 e poi, con un breve intervallo, lungamente nel successivo decennio.
Candidato invano alla nomination democratica (i Cattolici erano solo e soltanto dell’Asinello allora e lo saranno per lunghi anni) nel 1924, la conquistò quattro anni dopo per andare incontro ad una sconfitta memorabile.
Proprio a causa della sua appartenenza religiosa (“Papista”, era la definizione che ne davano i suoi avversari e non certamente con simpatia), non pochi Stati del Sud conservatore e segregazionista, nell’occasione, votarono per la prima volta repubblicano (salvo dipoi tornare ai democratici già nel 1932).

Come tutti perfettamente sanno, occorrerà aspettare il 1960 perché un secondo Cattolico venga investito della nomination da parte del partito democratico: John Kennedy.
Di certo protagonista in una ben differente epoca anche da questo punto di vista fondamentale e peraltro personalmente capace di ottenere che il tema della appartenenza religiosa non fosse dirimente, sarà il Senatore del Massachusetts non semplicemente candidato nella circostanza visto che, di misura, prevarrà.

L’elezione, malgrado la religione, di Kennedy in qualche modo favorisce una prima (timidissima perché sarà necessario aspettare il 2012 e Paul Ryan, Vice in pectore di Mitt Romney, per trovarne un altro) apertura in merito del Grand Old Party.
Nel ticket del 1964, opposto al davvero travolgente Lyndon Johnson, i repubblicani, accanto al Senatore dell’Arizona Barry Goldwater, quale Running Mate, difatti, proposero a loro volta (in secondo piano, ma insomma…) William Edward Miller, importante ed attivo Rappresentante, fedele della Chiesa romana.

Che dire se non che dopo queste due ‘aperture’ ci si sarebbero aspettate – non si dice a tamburo battente, ma insomma – ulteriori candidature?
Occorrerà invece attendere fino al 2004 perché i democratici arrivino a scegliere (non assolutamente per tale appartenenza, peraltro) di bel nuovo un cattolico: John Kerry.

Invero – segno certo dei mutamenti in atto, se non ai vertici assoluti alla base e tra gli esponenti del GOP – non pochi nel novero dei diciassette candidati alla nomination appunto repubblicana nel 2016 gli appartenenti alla Chiesa romana.
E, d’altra parte, in specie con assoluto riferimento alle questioni etiche (che vedono tra i repubblicani gli un tempo vituperati ‘papisti’ assai vicini agli Evangelici), negli anni recenti, altissimi membri del clero statunitense hanno dato al GOP la loro benedizione.

Il futuro, al riguardo?
Chissà? l’unica cosa apparentemente (va in controtendenza qui ricordato che la gran parte degli Ispanici che hanno recentemente ottenuto cittadinanza e diritto di voto sono cattolici) sicura essendo, in particolare tra gli elettori ‘progressisti’, la perdita di significanza della religione anche in questo campo!