Cattolici

Due soltanto – d’altra parte l’essere ‘papisti’ è stato considerato per lunghissimi anni un insuperabile handicap in politica eccetto nello Stato del New York – i candidati cattolici alla Presidenza USA fino al 1960 compreso.

Entrambi democratici.

Il primo fu Alfred Smith nel 1928.

Sconfitto alla grande anche per la sua religione.

Il secondo, ovviamente, John Kennedy appunto nel 1960.

Molta acqua era passata sotto i ponti dal 1928 e d’altra parte il futuro Capo dello Stato chiese ed ottenne che la questione ‘appartenenza religiosa’ nella campagna elettorale fosse lasciata da parte.

Democratici, ripeto, i due.

Tra i repubblicani, si dovette attendere il 1964 perché un appartenente alla Chiesa di Roma entrasse a far parte di un ticket presidenziale e comunque non nel ruolo principale.

William Miller il desso, running mate di Barry Goldwater e con lui nella circostanza travolto da Lyndon Johnson.

Occorrerà aspettare il 2012 per trovare, ancora quale aspirante alla Vice Presidenza, un altro cattolico.

Sarà Paul Ryan.

Accennato al fatto che anche John Kerry, in corsa invano per gli asinelli per White House nel 2004 faceva riferimento alla Chiesa di Roma, va sottolineato che, segno di una mutazione significativa, tra i famosi diciassette contendenti la nomination repubblicana nel 2016, gli appartenenti alla religione cattolica erano parecchi.

Un avvicinamento dei repubblicani alla Chiesa e della Chiesa stessa agli elefantini in un momento storico nel quale le religioni vanno perdendo peso politico.

Affermazione questa che può essere discussa, contestata e smentita magari già nel 2020.