Città blu. Campagne rosse. Stato viola!

Si parla molto della Pennsylvania. Elettoralmente, di questi tempi, con i diciannove Electors ai quali ha diritto, si prospetta determinante. Tale, del resto, è stata sia pure non esclusivamente nel 2016 a favore di e nel 2020 contro Donald Trump.

In buona sostanza, funziona che Philadelphia e Pittsburgh votano alla grande democratico (di recente, Hillary Clinton o Joe Biden di cui si tratti).
Che, scrutinati primieramente i loro risultati, per cominciare, sulla cartina che illustra l’esito della consultazione, subito, lo Stato venga colorato di un bel blu.
Che, provenendo mano mano i frutti del voto repubblicano delle periferie e soprattutto delle campagne, trascolorando, si passi all’azzurro sempre più pallido.
Per arrivare infine, se non ad un rosso dapprima magari slavato, almeno al violetto che distingue gli Swing States.
Chiudendosi se del caso in tale ultima evenienza i giochi addirittura con un “too close to call” che rinvia all’a quel mentre indispensabile ‘recall’ la definitiva collocazione.

E occorre quindi e pertanto che il candidato dell’Asino abbia nervi davvero saldi perché non saltino come occorse ad Hillary Clinton otto anni fa quando sul totale di poco meno di sei milioni di votanti perse per la miseria di uno zero settantadue per cento.

Potrebbe essere buona cosa identificare il prossimo 5 novembre un locale pubblico cittadino philadelphiano di democratico orientamento e trascorrere l’ore dello spoglio osservando i mutanti umori dei presenti mentre sullo schermo del televisore, dentro il confine statale, i colori cambiano.
Per arrivare a seconda dei casi allo scampato pericolo, all’incertezza, allo sconforto!

11 giugno 2024