Cruz è eleggibile, secondo qualche giudice

Mi piacciono quelli che si battono a viso aperto per i loro principi.

Anche se le idee che propugnano contrastano con le mie.

Così, guardando alla campagna USA 2016, alla fine, i due candidati che apprezzo maggiormente sono Ted Cruz da una parte e Bernie Sanders dall’altra.

Gente che persegue un ideale, per sbagliato o folle che possa essere.

Tutta questa premessa per arrivare a parlare della candidabilità del senatore del Texas contro il quale non ho nulla in particolare (anzi).

Cruz è sceso in campo il 23 marzo 2015 (duecentoquarantesimo anniversario del discorso tenuto da Patrick Henry avente per titolo “Datemi la libertà o la morte”)  e subito dopo – Donald Trump tirò fuori l’argomento molti mesi più tardi – ho scritto sostenendone la non candidabilità per mancanza di uno dei tre requisiti richiesti dalla Costituzione.

Ha più di trentacinque anni (limite minimo richiesto) e va bene.

E’ residente negli States da più di quattordici anni (limite previsto dalla Carta) ed è ok.

Ma – a mio parere e secondo legge, per quanto qualche giudice possa dargli ragione, come è successo – non è cittadino americano dalla nascita e non va affatto bene.

Ted è nato a Calgary, in Canada, da padre cubano e madre statunitense e si attacca alla nazionalità della madre per dichiararsi cittadino USA dalla nascita ma così (per quante sentenze i giudici possano emettere) non è!

Certo, sono sempre possibili forzature in merito come dimostra il caso di George Wilken Romney, la cui corsa nelle primarie repubblicane del 1968 non fu impedita dal fatto che fosse nato in Messico.

Allora, con un escamotage, si sostenne che il padre di Mitt, figlio come era di due mormoni americani in missione nel Paese che fu di Pancho Villa e venuto al mondo appunto all’interno della missione stessa, doveva essere considerato statunitense dalla nascita come se fosse nato all’interno di una ambasciata USA in una capitale straniera.

Ma v’è un limite all’inventiva e nel caso di Cruz le forzature sono davvero eccessive.

Già con Obama – la cui nascita alle Hawaii non è dimostrata – si è andati oltre il segno.

Se il senatore del Texas (non ‘texano’, dato che non è originario di quello Stato) arrivasse a White House la Carta costituzionale verrebbe gettata in un cestino e buona notte.  

E pensare che in altri tempi (1964) si arrivò a sostenere che il repubblicano Barry Goldwater, nato in Arizona prima che quello che era allora un territorio diventasse uno Stato, non fosse ‘cittadino USA dalla nascita’

All’epoca, si esagerava in un verso, ora nell’altro!