Del mandato e dei mandati. Avanti e indietro al riguardo

Il mandato del Presidente degli Stati Uniti d’America è quadriennale.
Dal 1937, entra in carica a mezzogiorno del 20 gennaio dell’anno successivo a quello elettorale e decade esattamente a mezzogiorno del 20 gennaio di quattro anni dopo.
Dal 1793 – a seguito delle seconde votazioni del precedente 1792 – al 1933, l’insediamento e il termine del mandato erano in programma il 4 marzo sempre dell’anno seguente la chiamata alle urne, giorno coincidente con quello della entrata in vigore, nel 1789, della Costituzione.
Ovviamente, nel caso in cui la morte del Presidente o, una sola volta, le sue dimissioni, abbiano comportato la successione del Vice, i due mandati – del titolare e del vicario, il cui Giuramento, dipende dalle situazioni, può avere avuto luogo anche lontano da Washington (si pensi a Lyndon Johnson in quel di Dallas) – sono risultati più brevi.
Il primato in fatto di brevità appartiene a William Harrison: dal 4 marzo al 4 aprile 1841.
Il Vicepresidente subentrato rimasto più a lungo sullo scranno alla Casa Bianca, ovviamente, il suo, John Tyler, dal citato 4 aprile 1841 al 4 marzo 1845.
Questo naturalmente ove ci si riferisca al mandato in corso non considerando i casi nei quali il successore si sia immediatamente dopo proposto per la conferma ottenendola.
Così fece per primo nel 1904 Theodore Roosevelt, subentrato il 14 settembre del 1901 all’assassinato William McKinley e rimasto alla Executive Mansion fino al 4 marzo 1909.
Così poi alla guida del Governo per cause naturali:
Calvin Coolidge, seguito a Warren Harding: dal 2 agosto 1923 al 4 marzo 1929, e
Harry Truman, succeduto a Franklin Delano Roosevelt: dal 12 aprile 1945 al 20 gennaio 1953.
Poi, in conseguenza dell’attentato a John Kennedy, Lyndon Johnson: dal 23 novembre 1963 al 20 gennaio 1969.
Infine, Gerald Ford, dopo il dimissionario Richard Nixon: dal 9 agosto 1974 al 20 gennaio 1977.
Mandati anomali sono risultati il primo di George Washington: dal 30 aprile 1789 al 4 marzo 1793,
e quello conquistato nel 1932 da Franklin Delano Roosevelt: dal 4 marzo 1933 al 20 gennaio 1937.
Il medesimo F. D. R. è il solo Capo dello Stato americano eletto più di due volte (quattro).
Detiene pertanto il record insuperabile – essendo in vigore il Ventiduesimo Emendamento del 1951 che limita a due le possibili elezioni – di giorni trascorsi a White House: dal 4 marzo 1933 al 12 aprile 1945, quando morì per cause naturali.
È possibile al Vicepresidente subentrato nel corso del secondo biennio (non importa se del primo o del secondo incarico) del titolare candidarsi ed essere confermato poi personalmente due volte (avrebbe potuto farlo Lyndon Johnson).
Può presentarsi se rieletto – altrimenti in ipotesi all’infinito – in una sola circostanza il Vice succeduto nell’ambito del primo biennio (come sarebbe stato, ripeto, se rieletto, per Gerald Ford).
Visto che vado a questo punto trattando di rielezioni – già detto del primato del secondo Roosevelt – va ricordato che Grover Cleveland è il solo Presidente eletto in due circostanze non consecutivamente (1884 e 1892), ragione per la quale è conteggiato quale ventiduesimo e ventiquattresimo inquilino della Executive Mansion (la qual cosa comporta che le persone che hanno ricoperto la carica siano quarantacinque e i Presidenti, Biden incluso, quarantasei).
Lo stesso Cleveland è il primo (il secondo sarà in quattro occasioni di fila Franklin Delano Roosevelt: 1932, ‘36, ‘40 e ‘44) a vincere per tre votazioni consecutivamente il suffragio popolare per quanto perdendo – contrariamente al pluricitato F. D. – la seconda volta (nel 1888) per Electors conquistati.

Nota bene.
1)
La determinazione del ‘primo martedì dopo il primo lunedì del novembre coincidente con il bisestile’ è conseguenza di queste considerazioni:
– il penultimo mese è quello meno impegnativo per agricoltori e allevatori e cioè per le classi di lavoratori prevalenti al momento della regolazione
– essendo decisamente importante la Religione, non si può votare di domenica giorno consacrato al Signore
– si è ritenuto di lasciare disponibili le seguenti ventiquattro ore per recarsi ai seggi (all’epoca, non aperti praticamente dovunque come oggidì)
– decidendo quindi per il martedì, non si è ritenuto possibile votare semplicemente nel primo in calendario perché può cadere l’1 e cioè di Ognissanti
– quindi e pertanto….

2)
Nel testo iniziale, si è fatto cenno al 1789 (anno dispari nel quale anche – fino al 10 gennaio – si votò) rilevando il fatto ovvio che non fosse bisestile.
A ben vedere, non hanno contato sul 29 febbraio neppure il 1800 e il 1900 (elettorali per gli States) perché il Calendario Gregoriano considera non bisesti i fine secolo naturalmente con finale zero a meno che non siano divisibili per quattrocento, come invece il 2000 che sul giorno aggiuntivo del secondo mese per questo motivo poté contare.

9 aprile 2024