Della fallacia dei sondaggi nazionali quanto alle Presidenziali

Sul tema non ci si sofferma mai abbastanza.
Ne parliamo oggi dopo avere letto dei risultati di rilevazioni riferite al voto dei Cattolici USA appunto su base nazionale.
Concludono tali indagini per una diffusa preferenza degli aderenti alla Chiesa di Roma per i candidati democratici, tutti (chi più, chi meno) a loro modo di vedere preferibili a Donald Trump.
Prescindendo dalle (assolutamente interessanti) articolazioni in merito, sui perché, va qui sottolineato che tali conclusioni (come tutte le altre che, qualsiasi sia l’argomento, parlino di intenzioni di voto a livello nazionale) non hanno vera rilevanza, non portano affatto a concludere per una vittoria democratica (o repubblicana, se del caso) novembrina.
Dovrebbe difatti essere arcinoto il fatto che, essendo il sistema elettorale americano nel proprio particolare modo determinato, i dati (qualsiasi sia l’indagine) avrebbero qualche vera significanza solo se specificamente riferiti ai singoli Stati.
Se cioè ci dicessero – per fare un esempio correttamente connesso al predetto voto dei Cattolici USA – quanto elettoralmente incidono, in California piuttosto che in Alaska, in Texas piuttosto che nel New York e via elencando, i cosiddetti ‘principi non negoziabili’: aborto, eutanasia, suicidio assistito, rapporti e unioni omosessuali…
Non importa assolutamente, per dire, sapere che nel Golden State a milioni i cittadini sono orientati a votare democratico anche per sostenere le libertà (per loro tali) in merito perché basterebbe lo fosse anche uno solo in più rispetto ai contrari per conquistare tutti i Grandi Elettori ai quali lo Stato ha diritto.
Uno solo in più, vigendo e operando (tranne che nel Maine e nel Nebraska) il ‘winner takes all method’.
Occorre farsene una ragione!