Detroit

Il censimento del 2010 (l’ultimo in ordine di tempo) constata che a Detroit i neri sono l’ottantadue e sette per cento (82.7).

Cento anni prima, erano l’uno e due (1.2).

I bianchi – sempre nel 2010 – raggiungono il dieci e sei per cento (10.6) ed erano addirittura il novantotto e sette (98.7) nel 1910!

Ancora nel 1950, gli afroamericani erano relativamente pochi, il sedici e due per cento (16.2).

Successiva, travolgente l’avanzata.

È quello di Detroit uno dei casi più significativi con riferimento alle migrazioni interne.

Determinate ovviamente dai mutamenti socio economici, hanno notevoli conseguenze anche sul piano politico.

In differenti modi.

Per cominciare, il voto è fortemente condizionato dalla appartenenza etnica.

Prevalendo una razza piuttosto che l’altra…

Poi, se gli spostamenti interni al Paese portano da una parte, naturalmente in proporzione, la diminuzione del numero degli abitanti e dall’altra l’aumento, cambia il numero dei Rappresentanti di ciascuno Stato e conseguentemente dei Grandi Elettori ai quali gli Stati stessi hanno diritto.

I Grandi Elettori (che eleggono il Presidente) sono difatti in totale cinquecentotrentotto ripartiti, in proporzione al numero degli abitanti (essendo la somma dei parlamentari ai quali ogni Stato ha diritto), tra gli Stati.