Difficile davvero identificare (se c’è) la ‘october surprise’

Lo sapete.
Si vota ai primi di novembre. (Devo ripetere la tiritera? Sì? Eccola: “il primo martedì dopo il primo lunedì” di quel mese).
In vista del quale, ci si aspetta qualche improvvisa notizia, un annuncio, una svolta programmatica, un ultimo scandalo nel quale possa identificarsi la ‘sorpresa d’ottobre’, capace di cambiare le carte in tavola elettoralmente parlando.
Sono, in questa fine del decimo mese del benedetto anno della pandemia, forse troppi i fatti che aspirano ad essere considerati ‘october surprise’.
Prima di concludere che, essendo tanti, in fondo non contano sul serio, ecco quelli più eclatanti.
Lo ‘scandalo Hunter Biden’ che, attraverso inchieste giornalistiche e testimonianze (un ex socio – Tony Bobulinsky – di Hunter spara a zero), colpisce anche il candidato democratico che naturalmente si sottrae negando.
La dichiarazione nientemeno che del Presidente pro tempore del Senato Chuck Grassley (che fa seguito ad una analoga di un altro Senatore repubblicano) che, se eletto, Biden sarà messo sulla graticola attraverso una inchiesta per verificarne l’onestà.
Gli impressionanti dati economici relativi al terzo trimestre che certificano un clamoroso balzo in avanti del Paese.
In tempi ‘normali’ (pertanto non nel 2020), il fattore ultimo citato aggiunto alla constatazione che anche il lavoro va riprendendosi al galoppo, dovrebbe bastare.
Dubitiamo invece che oggi incida in modo significativo.
Mancano 4 giorni e tocca da questo punto di vista stare a guardare.