“Do not concede, Mr. President. Fight hard!”

Se ne sentono di tutti i colori.
Voci secondo le quali il partito repubblicano preferirebbe che Donald Trump non si opponesse chiedendo riconteggi e presentando ricorsi.
Altre secondo le quali gli stessi familiari del tycoon starebbero facendo pressioni in questa direzione.
Perfino, assicurazioni che la First Lady Melania sarebbe pronta a chiedere il divorzio.
Manca solo che qualcuno sostenga che Trump debba essere trascinato fuori da White House e buttato a fiume.
Tutto questo sulla base di nessuna – assolutamente nessuna – ufficialità e mentre la sola cosa certamente vera e non discutibile è che il repubblicano fino al mezzogiorno del 20 gennaio 2021 è il Presidente ed esercita tutti i poteri del caso.
Sono la bellezza di oltre 70 giorni.
Ribadito che, per quanto i sinistri del mondo intero esultino, Joe Biden non ha vinto niente e che per ottenere l’investitura (che tutti ritengono debba conseguire a conteggi giornalistici naturalmente privi di alcuna ufficialità) deve attendere, per cominciare, il voto del Collegio Elettorale che si riunirà ed esprimerà il 14 dicembre (“il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del mese successivo a quello delle votazioni”).
Se nella circostanza fosse appoggiato dalla maggioranza, Biden farebbe davvero un passo verso la successione.
Diverrebbe peraltro Presidente solo dopo la ratifica dell’esito del voto al Collegio ora descritto da parte del nuovo Congresso ai primi di gennaio.
E nel frattempo, Trump?
Non starà mani in mano e perché mai dovrebbe farlo?
Ecco l’invito a lui rivolto dal Senatore repubblicano Lindsey Graham:
“Do not concede, Mr President. Fight hard!”