‘Favorites Son’

Fino a non poi molti anni fa, allorquando in particolare pochi ancora erano gli Stati che avevano programmato Caucus e Primarie, capitava che in qualche circostanza localmente venisse votato un ‘Favorite Son’, ovvero un esponente politico dello Stato stesso.

Il fine era quello di arrivare alla Convention, quivi sostenere nel primo ballottaggio il proprio uomo e poi contrattare con i ‘veri’ aspiranti alla nomination l’appoggio dalla seconda votazione in avanti.

Un pacchetto di delegati cospicuo o magari, al momento opportuno, determinante, poteva essere ‘venduto’ politicamente a caro prezzo.

Una buona – anche se architettata e con differenti intenti – applicazione del meccanismo in campo democratico si ebbe nel 1964.

Il Presidente in carica Lyndon Johnson era (appariva? voleva apparire?) incerto rispetto alla possibilità di candidarsi.

Suo invero unico sfidante per la nomination il Governatore segregazionista dell’Alabama George Wallace.

Non intendendo Johnson avere politicamente a che fare con lui, negli Stati organizzati con Primarie nei quali quegli si presentava, gli contrappose per l’appunto un ‘Favorite Son’.

Nel Wisconsin, il Governatore John Reynolds.

In Ohio, l’enfant du pays Albert Porter.

Nell’Indiana, il Governatore Matthew Welsh.

Nel Maryland, il Rappresentante Daniel Brewster.

Wallace, sconfitto, si ritirò (quattro anni dopo correrà assai onorevolmente quanto a Stati vinti, cinque, e conseguenti Grandi Elettori, quarantasei, per un terzo partito).

E dalla seconda votazione della Convention i voti dei delegati dei predetti Stati conversero su un Johnson oramai ben deciso a correre e dipoi a novembre vincente ‘a valanga’.