Florida

Ventinove, oggi, i Grandi Elettori ai quali, sulla base dell’ultimo censimento (datato 2010) ha diritto la Florida.

Non pochi e praticamente mai attribuibili in partenza all’uno o all’altro partito, all’uno o all’altro candidato.

È difatti lo Stato sulle cui coste il 2 aprile del 1513 lo spagnolo Juan Ponce de Leon sbarcò attratto da leggende che insistentemente narravano della esistenza colà di una ‘fontana della giovinezza’ un classico ‘Swing State’.

Sapete, vero?

‘Red States’ sono quelli abitualmente portati a votare repubblicano che così vengono denominati perché sulla carta geografica vengono colorati appunto di rosso una volta attribuiti nella giornata elettorale presidenziale ‘il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre’ dell’anno bisestile.

‘Blue States’, ovviamente, per la medesima ragione (si colorano, ma di blu) quelli che usualmente si esprimono per i democratici.

‘Swing States, determinanti in molte circostanze, quegli Stati che ‘ballano’ da un campo a quello avverso.

Chiamato dal predetto conquistador Florida perché quel benedetto 2 aprile 1513 era giorno di Pasqua (in spagnolo ‘Pascua Florida’), ‘The Sunshine State’ – a conferma di quanto detto – si appalesa politicamente indecifrabile ove si guardi all’oggi, alla distribuzione tra i partiti dei ventisette Rappresentanti ai quali ha diritto: quattordici sono repubblicani e tredici democratici.

Guardando alle presidenziali, in due importanti occasioni, nel 1876 e nel 2000, la contrastata attribuzione dei suoi Grandi Elettori è stata assolutamente decisiva per fare approdare, dopo ricorsi e compromessi, alla Casa Bianca nel primo caso Rutherford Hayes e nel secondo George Walker Bush.

Sarà lo Stato che ha visto – nel tempo e particolarmente dopo la Seconda Guerra Mondiale e dipoi l’avvento del Castrismo a Cuba -fiorire Miami,  assurta da villaggio a importante per mille versi città internazionale, ancora certamente conteso e decisivo nelle votazioni del 2020.