Gerald Ford electoral story

Henry Kissinger – che fu suo Segretario di Stato e che bene lo conosceva – scrisse e pronunciò uno straordinario elogio funebre di Gerald Ford, dell’uomo che tutti consideravano relativamente poco e che d’altra parte, poco si considerava.
Prendo qui in esame la particolare, unica e inimitabile invero, sua carriera politica iniziata nel dopoguerra con l’elezione nel 1948 alla Camera e l’entrata in carica nel 1949.
Uomo assolutamente integerrimo, impeccabile e degno, Ford fu confermato senza colpo ferire ogni due anni (il mandato camerale è appunto biennale) fino alle votazioni del 1972.
A quel momento era (e da qualche anno) il leader della minoranza repubblicana nel consesso.
Parlando con la moglie, il Nostro aveva promesso di candidarsi un’ultima volta nel 1974 per poi lasciare la politica attiva.
Allorquando però il Vice Presidente in atto Spiro Agnew si dovette dimettere per scandali relativi al suo trascorso in Maryland, applicando per la prima volta il disposto dell’Emendamento approvato per porre rimedio alla vacanza del vicario, il Presidente Nixon si trovò a dovere indicare il sostituto dello stesso.
La nomina spettava sì al Capo dello Stato ma doveva poi essere ratificata dal Congresso in quel momento largamente in mano ai democratici.
Fu così lo Speaker di casa dem Carl Albert a dire a Nixon “non c’è altra scelta che Ford”.
Parlando con la moglie, Gerald ne aveva trovato il consenso:
“La Vice Presidenza”, gli aveva detto Betty, “è un modo davvero carino per chiudere!”
Era dicembre e correva il 1973.
Di lì a otto mesi, dimessosi anche Nixon (causa Watergate), il “modo davvero carino per chiudere” diventava la Presidenza.
È a questo punto che l’uomo di Omaha (i nati come Ford in questa città del Nebraska sono speciali, lo posso garantire) commise l’unico sbaglio di una giustamente fortunata carriera.
Avrebbe dovuto portare a termine il mandato ereditato e andarsene.
Non lo fece.
Lottò e perse.
Per la prima volta in vita sua fu sconfitto.
Non ebbe pertanto quel “modo davvero carino di chiudere” al quale la consorte aveva aspirato.