Giudici anti aborto alla Corte Suprema

Dalla recente morte di Antonin Scalia (il giudice conservatore che in qualche modo dettava gli indirizzi dell’alto consesso giudicante per la riconosciuta competenza dottrinaria), la Corte Suprema è incompleta.

Formata – all’oggi, visto che in passato la sua composizione è più volte cambiata – formata all’oggi da nove giudici, priva di uno dei suoi membri, è in una difficoltà non formale (può comunque deliberare) ma psicologica e circostanziale.

Obama aveva avanzato – subito dopo la dipartita di Scalia – un nome senza trovare minima udienza in campo repubblicano ed avendo il GOP la maggioranza al senato (che è chiamato a confermare in tema la scelta del presidente) la procedura non è neppure cominciata.

Ovviamente e per quanto gli osservatori, in specie europei e ancor più in particolare italiani, non tengano nel minimo conto la questione, nella situazione data (e, comunque, sempre) la nomina del nuovo giudice della Corte Suprema ha notevolissima importanza e forte impatto nella e sulla campagna elettorale.

Si può, difatti, essere certi che una vittoria di Hillary Clinton porterebbe alla indicazione da parte della stessa del nome di un candidato liberal, favorevole, per semplificare, all’aborto, alle aperture verso LGBT, alla delimitazione della vendita e uso delle armi, a una maggiore ingerenza sugli Stati del governo federale, eccetera.

Porterebbe anche, ove permanesse al senato la maggioranza repubblicana, a una situazione di contrasto, quantomeno di stallo, di difficile soluzione se non attraverso un compromesso.

(Va qui ripetuto che le decisioni della Corte possono incidere profondamente e per lunga tratta sulla vita e sulla cultura, in senso universale, del Paese).

Ecco,quindi, che, conscio della necessità – non solo della opportunità – di chiamare a sé il popolo dei GOP, Donald Trump ha ieri dichiarato che se eletto proporrà per la Corte in nome di un giudice anti aborto.

Il riferimento all’aborto implica ovviamente che si dovrà trattare di un giudice, anche sugli altri temi, conservatore.

Trump, il maverick, sa perfettamente che se vuole prevalere l’8 novembre deve ricompattare il fronte appunto conservatore che la sua semplice apparizione ha scompaginato.

Vedremo.