Gli sconfitti: DeWitt Clinton, nulla a che fare con Bill

Non è che essere stati Sindaco di New York porti bene quanto a successive candidature alla Presidenza.
Perfino quanto all’ottenimento della Nomination.
L’abbiamo verificato con Rudolph Giuliani (nel 2008) nonché nel 2020, seguendo la certamente poco brillante avventura di Bill de Blasio.
Un repubblicano il primo, un democratico il secondo.
A dimostrazione del fatto che non si tratti di una questione partitica.

Unica (e lontana nel tempo) relativa difformità, peraltro non ottimizzata, quella rappresentata da DeWitt Clinton.
Fra i massimi esponenti Democratico Repubblicani, il Nostro era indubbiamente affezionato alla carica di Major della futura Grande Mela che ricoprì tre volte dopo essere stato Senatore e prima di arrivare al Governatorato ad Albany.
Ebbene, nel 1812, opposto al Presidente in cerca di un secondo mandato Padre della Patria e Fondatore James Madison, anch’egli Democratico Repubblicano, fu vicino alla vittoria.
Gli sarebbe bastato, infatti, conquistare nella circostanza la Pennsylvania (si dice così ma in termini di suffragi popolari restò lontano) e i suoi venticinque Elettori per vincere.

Da segnalare e sottolineare il fatto, davvero particolare, che nella circostanza fu appoggiato anche dal Partito Federalista che, declinante, non aveva proposto un proprio candidato e che per conseguenza egli venga a volte ricordato erroneamente appunto come aderente al movimento di John Adams.

Fu quel Clinton – nipote di George, a sua volta Vice sia con Jefferson che con Madison e assolutamente come lui non apparentato con Bill (del resto, questi, alla nascita, William Jefferson Blythe III) – quanto ai destini politici nazionali dei Sindaci nuovaiorchesi, quindi, l’eccezione (relativa, relativa) che conferma la regola.

29 marzo 2024