Hillary/Emailgate: meglio non essere perseguita?
La faccenda va risolta prima del 25 luglio.
Quel giorno, si apre a Filadelfia la convention democratica, quella che deve incoronare Hillary Clinton, quella che le deve concedere la nomination alla quale aspira da sempre, per il cui ottenimento ha operato indefessamente e altresì sopportato di tutto, tradimenti del marito compresi.
Ovviamente, le possibilità sono due: un non luogo a procedere o una incriminazione.
Nel secondo caso, con ogni probabilità, la fine.
Impossibile che la convention la incoroni se sotto scacco giudiziario.
Nel primo, una valanga di accuse e sospetti.
Chi fermerebbe, difatti, Trump se l’FBI dovesse decidere per l’archiviazione?
Chi fermerebbe la pur favorevolissima stampa?
Nell’una e nell’altra ipotesi, guai in vista!
Ho cominciato queste righe affermando che la questione va risolta prima del 25.
Sarebbe davvero drammatico e inaudito se, invece, così non fosse e per la prima volta nella storia americana un candidato ufficialmente nominato finisse sotto processo.
Peggio ancora, se Hillary dovesse finire sotto processo una volta in carica!