Hollywood

Da sempre – e per quanto l’unico esponente del mondo dello spettacolo ad avere avuto successo in politica (Ronald Reagan, naturalmente) fosse un fierissimo GOP – larga parte dell’establishment cinematografico e teatrale USA si colloca politicamente sul versante democratico.

Consueti, nel pieno della campagna elettorale (ma ogni precedente o susseguente occasione è buona), gli inviti rivolti dai più diversi pulpiti a schierarsi pro asinello.

(Ieri, per dire, le esternazioni di Harrison Ford).

Eccezioni?

Attori, registi, sceneggiatori, drammaturghi, anchormen che affermino di guardare all’elefantino?

Pochi.

Ai giorni nostri, in particolare, Clint Eastwood, Robert Duvall, John Voight…

In tempi oramai lontani, con forza (tanto da fare campagna nel 1964 con Barry Goldwater), il ‘divo’ hollywoodiano per eccellenza dell’epoca: John Wayne.

Ecco, è proprio l’avventura in campo politico or ora ricordata del protagonista di ‘Ombre rosse’ che dimostra quanto poco, pochissimo, contino le opinioni, le esternazioni, perfino la propaganda messe di volta in volta in campo da attori, registi, eccetera.

Goldwater, difatti, nella circostanza, fu letteralmente travolto dal democratico Lyndon Johnson, Wayne o non Wayne in campo.