I mille candidati “minori”

Seguiamo con interesse e partecipazione il confronto tra democratici e repubblicani senza tenere nella minima considerazione i mille (quasi e basti scorrere l’intero elenco guardando anche a quanti tra costoro si propongono per movimenti sostanzialmente inesistenti e in un solo Stato per rendersene conto) candidati ‘minori’.

Peraltro, un paio tra loro – per il momento, non ancora ‘nominati’ ma assai probabili sono almeno da ricordare.

E parlo di Gary Johnson e Jill Stein.

Diamo loro un’occhiata e degniamo di una successiva citazione qualche altro pretendente espressione di partiti che hanno già deciso la nomination 2016:

Gary Johnson – già governatore per i repubblicani del New Mexico e già candidato per il Libertarian Party nelle presidenziali del 2012 con un bottino di quasi unmilione e trecentomila voti, oggi intenzionato a riconquistare l’investitura del suo movimento nella convention che si terrà in Orlando a fine maggio e soprattutto ad iscriversi in tutti i cinquanta Stati – è un pretendente a White House con un certo pedigree e alquanto solide (nel loro limite) basi elettorali, per non parlare delle basi ideologiche certamente interessanti, vicine (tanto che spesso tra GOP e Libertarian avvengono degli scambi in merito alle candidature e si pensi a Ron Paul per esempio) a quelle di una certa ala repubblicana.

Jill Stein – attivista del Green Party e già in pista nella trascorsa tornata elettorale quando conquistò poco meno di quattrocentosettantamila suffragi a livello nazionale.

Laureata ad Harvard è donna di carisma purtroppo (per lei) prigioniera di una ideologia oramai sorpassata (assorbita come è, sia pure epidermicamente, da tutti) e in netto declino.

Johnson e Stein a parte, e ricordando che i partiti politici USA, lungi dall’essere solo due come si pretende, sono una pletora, eccoci ad elencare alcuni ‘nominati’:

Bob Whitaker, per l’American Freedom Party

Farley Anderson, per l’Independent American Party

Gloria La Riva, per il Party of Socialism and Liberation

Jim Hedges, per il Prohibition Party

Emidio ‘Mimi’ Soltysik, per il Socialist Party USA

Alyson Kennedy, per il Socialist Workers Party

Chris Keniston, per il Veterans Party of America

Monica Moorehead, per il Workers World Party

Quanti voti prenderanno?

Per dare un’indicazione appunto indicativa, nel 2012, Virgil Goode – quinto in graduatoria dopo Obama, Romney, Johnson e Stein – per il Constitution Party conquistò lo zero dieci per cento dei suffragi, mentre Rocky Anderson (sesto), del Justice Party, lo zero virgola zero tre.