I Presidenti: Thomas Jefferson

La scheda.
Nato nel 1743 a Shadwell (Virginia), divenne un avvocato di successo, iniziando ad interessarsi ben presto alla vita politica.
Dapprima deputato del Congresso Continentale, durante la Guerra d’Indipendenza fu Governatore della Virginia per divenire poi Ambasciatore a Parigi.
Qui dal 1785 al 1789, entrò in contatto con quelle idee illuministe che avrebbero influenzato poi notevolmente il suo pensiero politico e religioso.
Segretario di Stato sotto George Washington, entrò presto in collisione con il federalismo di Hamilton.
In tal senso, Jefferson fondò il Partito Repubblicano-Democratico insieme a James Monroe e James Madison: uno schieramento fondato sull’idea di un profondo decentramento politico-amministrativo, in netto contradditorio con il centralismo dei federalisti.
Una polemica che Jefferson proseguì anche nella sua carica di Vicepresidente a fianco del Capo dello Stato federalista John Adams, di cui non condivise affatto l’approvazione unilaterale degli Alien and Sedition Acts, da lui giudicati espressione di autoritarismo.
Nel 1800 Jefferson vinse le elezioni, battendo Adams dopo una campagna elettorale durissima che suscitò profonde divisioni.
Tanto che lo stesso Jefferson, appena eletto, si sentì in dovere di asserire che sarebbe stato il Presidente di tutta la nazione e non solo della propria fazione politica.
I due mandati della sua Presidenza furono costellati da eventi importanti: l’acquisizione della Louisiana dalla Francia, l’apertura della frontiera verso Ovest (con un primo tentativo di salvaguardia degli indiani), l’abbattimento del debito pubblico statunitense.
In politica estera, per quanto di idee illuministe e sostanzialmente francofile, Jefferson si mantenne piuttosto cauto, mantenendo una posizione in buona parte isolazionista (soprattutto in relazione alle guerre napoleoniche che infiammavano l’Europa).
Varò anche un provvedimento che vietava l’importazione della schiavitù: provvedimento che rimase però sostanzialmente lettera morta.
Allo scadere del suo secondo mandato, rifiutò una terza candidatura, citando esplicitamente il caso di Washington.
Ritiratosi a vita privata, morì a Charlottesville nel 1826, alquanto incredibilmente il 4 luglio, nel cinquantesimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza, lo stesso giorno nel quale passava a miglior vita anche il rivale John Adams.

21 aprile 2024