‘Il capitalismo della sorveglianza’: è ‘il’ problema?

Google et similia – pionieri e primattori del modello di business che pare (è così davvero?) oggi governi il mondo – vengono nell’insieme definiti ‘Capitalisti della sorveglianza’.
Infinite e notissime le accuse e le difese riguardo ai limiti di azione che questi momentanei (nulla è per sempre) ma decisamente duraturi protagonisti devono (dovrebbero?) avere.
Alle regole che i governi vorrebbero (dovrebbero?) loro imporre, dai soggetti in questione definite veri e inaccettabili ‘attentati’ alla libera libertà d’espressione.
Differenti non poi molto a tale riguardo le posizioni dei due massimi partiti americani e non è affatto detto che l’eventuale defenestrazione di Donald Trump ad opera di Joe Biden porti l’Amministrazione a cambiamenti sostanziali.
È di questi giorni opera del Dipartimento di Giustizia USA una azione giuridica intrapresa contro il citato Google accusato “di avere creato un monopolio che di fatto impedisce la libera concorrenza”.
Evidente l’intento di colpire un soggetto (‘pesante’) per educarne molti.
Ha il fatto che praticamente tutti questi giganti informatici (si dice così?) dall’inizio della campagna elettorale ancora più (lo hanno fatto anche prima) ferocemente attacchino o censurino (permettendo che accada per mano degli utenti) Donald Trump determinato il Dipartimento all’azione?
Certamente, la qual cosa però non impedisce di ritenere necessaria una definizione della complicatissima materia.
Una vicenda giuridica che, tra accuse, ricorsi e livelli di giudizio, si annuncia di annosa, complessa e probabilmente articolata soluzione.