Il Principio dell’Orologio

Caratteristica delle Funzioni Istituzionali americane è che una volta insediate a seguito di Elezioni restano in carica per un preciso e determinato periodo, esattamente da… a…
È questo il cosiddetto ‘Principio dell’Orologio’.
E valga il vero.

1- Il Presidente degli Stati Uniti d’America esercita il Potere Esecutivo, governa.
Una volta eletto (nell’anno che coincide con il bisestile, attraverso due fasi, l’una novembrina e l’altra incardinata nel seguente mese di dicembre) e insediato, non necessita – per usare una espressione a noi propria – di alcun ‘voto di fiducia’ da parte delle Camere.
Assume giurando la responsabilità a mezzogiorno del 20 gennaio dell’anno successivo a quello elettorale e decade esattamente a mezzogiorno del 20 gennaio di quattro anni dopo.
Nulla e nessuno (tranne la morte, le dimissioni o una procedura di Impeachment portata a termine con successo, cosa mai accaduta) può intervenire (a questo proposito, peraltro, si legga il secondo punto del Nota Bene a pie’ di pagina) al riguardo mutando tali termini temporali.
2- Le Camere che compongono il Congresso e che esercitano il Potere Legislativo non possono essere ‘sciolte’.
a- Il Senato – i cui membri contano su un Mandato di sei anni – si rinnova per un terzo ogni biennio (“non muore mai”) in coincidenza o con le votazioni novembrine dell’anno bisestile che vengono definite (e tali non sono) Presidenziali o con le Mid Term Elections, programmate queste esattamente a metà del mandato del Capo dello Stato (a metà del Termine, essendo il Quadriennio definito altresì Term).
b- La Camera dei Rappresentanti viene totalmente rinnovata sia in coincidenza con le predette (e non vere) Presidenziali che attraverso le Mid Term essendo il Mandato dei Rappresentanti biennale.
c- Il rinnovato Congresso si riunisce il 3 gennaio dell’anno seguente quelli elettorali.
d- Il successivo 6 gennaio ratifica la nomina del Presidente.
3- Le diverse cariche (Governatore, Senatore o Rappresentante, eccetera) a livello dei singoli Stati contano su termini temporali altrettanto precisi anche se differenti (per dire, i Governatori di alcuni Stati su un Mandato di due anni e non, come usualmente, quattro).

Nota bene.
– La coincidenza tra votazioni cosiddette Presidenziali e anno bisestile è determinata dal fatto che le seconde (anomale del tutto, le precedenti avevano avuto luogo a cavallo degli anni 1788 e 1789) ebbero svolgimento nel 1792, anno appunto tale, e che essendo il Mandato quadriennale…
– Le date di inizio e fine incarico indicate nel testo sono quelle ora e da tempo in essere.
In precedenza, il Termine era fissato al 4 marzo dell’anno successivo a quello elettorale.
– È solo dal 1872 che si è determinato di fare svolgere le votazioni Congressuali, quando non fissate a metà termine, nelle medesime ventiquattro ore nelle quali il popolo si reca alle urne per le cosiddette (si veda qui sotto immediatamente) e non vere Presidenziali.
– Quanto alla anche of ora ripetuta constatazione che le elezioni fissate (dal 1848) al “primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre” (sempre del bisestile) non siano le Presidenziali – come viene usualmente ed erroneamente detto – è necessaria e assoluta deriva del sistema elettorale adottato a suo tempo dai ‘Founding Fathers’.
Il Presidente, cioè, non è – non è! – per loro volere, espressione diretta del voto popolare ma il risultato di un suffragio mediato.
Gli elettori (con l’iniziale minuscola) chiamati alle urne nel predetto giorno votano per cinquecentotrentotto (dalla tornata 1964) Grandi Elettori (con l’iniziale maiuscola) che successivamente, “il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del seguente dicembre” effettivamente provvederanno alla nomina.
Comunicata questa al Congresso, l’atto (come si è fatto cenno) sarà ratificato il 6 gennaio a seguire.
Esiste comunque (accadde nel 1824) la possibilità che, essendo più di due i Candidati capaci di vincere almeno in uno Stato e di accaparrarsi i relativi Grandi Elettori, nessuno riesca il fatidico “primo martedì eccetera” a raggiungere la maggioranza assoluta degli stessi.
Nel caso, riuniti nel Collegio che li racchiude, il “primo lunedì dopo il secondo mercoledì eccetera” costoro non potranno effettivamente eleggere il Presidente.
La competenza passa allora (come nel 1824) alla Camera dove si voterà per Delegazioni contando pertanto uno il voto di ciascuno Stato a prescindere dal numero dei Grandi Elettori ai quali ha diritto.
Per comprenderci, la California vale nell’ambito come l’Alaska benché valga cinquantacinque Grandi Elettori contro tre.
Può altresì occorrere che a non arrivare alla maggioranza assoluta sia il Vice Presidente (nel 1836, capitò).
Allora il compito viene demandato al Senato, consesso nel quale i membri votano però individualmente.