Il Segretario di Stato

John Kerry è formalmente il sessantanovesimo Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America.

Per il vero, però, avendo, nell’ordine, James Monroe, Daniel Webster e James Blaine ricoperto l’alto incarico due volte, Kerry è il sessantaseiesimo individuo chiamato a dirigere il ministero degli esteri americano.

Come è ovvio, data l’importanza dei rapporti internazionali, già nel primo gabinetto formato da George Washington nel 1789, per quanto fosse costituito da soli cinque ministri, era presente un Segretario di Stato.

Tra le più eminenti personalità che hanno preceduto nel lungo volgere di oltre due secoli il predetto Kerry, da ricordare in particolare i futuri presidenti (la carica è stata, esclusivamente nei primi decenni, un buon trampolino di lancio verso la Casa Bianca) Thomas Jefferson, che inaugurò la serie appunto accanto a Washington, James Madison, James Monroe, John Quincy Adams, Martin van Buren, James Buchanan ed altre eminenti personalità quali John Marshall (che sarà poi presidente della Corte Suprema dal 1801 al 1835); Henry Clay, più volte, invano, candidato allo scranno presidenziale; William Seward, ministro degli esteri di Lincoln; John Hay, che dovette vedersela con quel “matto di un cow boy” (come lo chiamava Mark Hanna) di Teodoro Roosevelt; William Jennings Bryan, in precedenza sconfitto in tre occasioni nella corsa verso White House; Cordell Hull, tra i massimi collaboratori di Franklin Delano Roosevelt; George Marshall che, presidente Harry Truman, diede il proprio nome al celebre Piano di assistenza economica all’Europa messo in funzione nel secondo dopoguerra; John Foster Dulles, a fianco di Eisenhower in piena Guerra Fredda; Henry Kissinger, mente ed esecutore della grande politica estera nixoniana; Edmund Muskie, già battuto in campo democratico nelle primarie del 1972; James Baker, fedelissimo di Ronald Reagan; Madeleine Albright, la prima donna, scelta da Bill Clinton; Colin Powell, il primo nero, voluto da George Walker Bush, l’ottima Condoleezza Rice e l’ex first lady Hillary Rodham Clinton. Da notare, considerato che, come detto, i Segretari di Stato sono stati sessantanove mentre i presidenti solo quarantaquattro (anche qui, formalmente, ove si tenga conto del fatto che Grover Cleveland è conteggiato due volte avendo ottenuto due mandati non consecutivi), che assai spesso al fianco di un singolo capo dello Stato si sono susseguiti due o più ministri degli esteri.

Così, del resto, già con Washington che nel secondo suo quadriennio in sostituzione di Jefferson nominò dapprima Segretario di Stato Edmund Randolph e in seguito Timothy Pickering.

Per quanto l’incarico sia da considerare di grande prestigio, non va mai dimenticato che il sistema costituzionale americano prevede che, come tutti gli altri ministri, il Segretario di Stato sia scelto dal presidente (con l’avviso e il consenso del Senato), ragione per la quale l’unico supporto per la permanenza in carica è rappresentato proprio dalla volontà del capo dello Stato che può revocare l’incarico in ogni e qualsiasi momento ad nutum e cioè senza possibilità di opposizione da parte dell’interessato né di chiunque altro.