Il voto ‘terzo’ si è molto contratto

Nel 2016 all’incirca l’8 per cento dei voti popolari a livello nazionale andarono a ‘terzi’.
Gary Johnson per il Libertarian Party (l’unico altro partito ammesso alle urne in tutti gli Stati) arrivò al 3,28 pari a quasi 4 milioni e mezzo di elettori.
Jill Stein per il suo Green Party (presente in totali 45 Stati) raccolse l’1,07 e cioè poco più di un milione e 450 mila suffragi.
Il candidato ‘alternativo’ mormone Evan McMullin, relativamente forte nello Utah (21,5!), lo 0,53 nazionale.
Orbene, assolutamente meno noti se non agli addetti e sostanzialmente non in grado di fare campagna in una situazione decisamente avversa (il Covid non li ha certamente favoriti), la libertariana Jo Jorgensen e il verde Howie Hawkins – altri non essendo praticamente da prendere in considerazione – hanno concretizzato nelle urne novembrine e assolutamente nel voto postale e anticipato molto meno.
Lo verificheremo una volta certificati i risultati Stato per Stato, ma è assai difficile che il 3 trascorso si sia ripetuto in qualche dove quanto per esempio occorso nel 2000 in Florida laddove il suffragio a sostegno dell’allora green Ralph Nader (quasi centomila i suoi sostenitori vent’anni fa nello Stato con capitale Tallahassee) fece infine vincere colaggiù e dipoi a livello nazionale il GOP George Walker Bush sul democratico Al Gore.