‘Ironman’

È una prova di resistenza e forza che trova paragone forse solo nella variante estrema del triathlon chiamata ‘ironman’.

Per arrivare al “primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre dell’anno bisestile”, al confronto decisivo cioè per la conquista dei Grandi Elettori e conseguentemente della Presidenza, i candidati si sottopongono ad un tour de force davvero incredibile.

Si pensi che in questo 2019 i primi a scendere in campo dichiarando l’intenzione di correre per la nomination democratica lo hanno fatto a gennaio (Elisabeth Warren addirittura a fine dicembre 2018).

Di fronte, da affrontare – ovviamente per quelli che arriveranno in fondo – all’incirca venti mesi di campagna.

Venti mesi di continui viaggi in ogni parte del Paese.

Dal freddo Minnesota, per dire, alla calda Florida.

Dalla costa atlantica a quella pacifica e viceversa.

(E quanti fusi orari dividono New York dalle Hawaii?)

Di confronti televisivi e no.

Attenti in ogni dove e in ogni circostanza a non dichiarare qualcosa che altrove o in un diverso momento possa essere loro rinfacciato avendo a che fare con istanze e necessità diversissime e con le infinite complicazioni determinate dal continuo e contemporaneo evolversi degli avvenimenti spesso imprevisti se non imprevedibili.

E che dire dell’imprescindibile confronto con i componenti l’indispensabile staff?

Una salute di ferro…

Mai nessuna malattia…

Mai nessun acciacco…

Una continua e ossessiva presenza mentale…

Tutto per infine magari perdere all’ultimo ostacolo dopo averne superati mille.

Più difficile invero farcela in questa super maratona che vincere il campionato mondiale di ‘ironman’ annualmente organizzato nelle citate Hawaii.

Credetemi.