James Monroe: capace di comprendere e valorizzare i collaboratori

Arrivato la prima volta alla Executive Mansion il 4 marzo del 1817, James Monroe governò il Paese talmente bene da essere confermato dai Grandi Elettori quattro anni dopo quasi all’unanimità.
Era uomo politico di grande esperienza e aveva ricoperto fin da giovane incarichi importanti, e questo contava.
Quello che però gli permise di restare nella storia patria come un Presidente di razza fu il fatto di avere avuto negli anni di governo due collaboratori eccezionali le cui capacità seppe riconoscere e ampiamente valorizzare.
Per la contrastatissima politica interna, il ‘grande mediatore’ per eccellenza, Henry Clay.
Per la politica estera, il migliore tra i Segretari di Stato, John Quincy Adams.
Insieme, i tre garantirono agli USA anni per quanto consentito felici.
Il fatto che fosse Monroe a tenere le fila è dimostrato da quanto accadde quando lasciò la Presidenza.
Orfani, Adams e Clay – differentemente impegnati (il primo suo successore a White House e il secondo agli Esteri) – sostanzialmente fallirono.
Dopo di lui, il partito democratico/repubblicano, che governava il Paese dal 1801, rapidamente, si avviò alla fine.