La carta geografica elettorale USA oggi

Premessa: l’elezione presidenziale USA non è una elezione ‘diretta’.

Non si vota cioè per uno dei candidati ma, Stato per Stato, scegliendo delegati a loro collegati.

Per arrivare a White House occorre conquistare almeno duecentosettanta voti dei citati delegati – denominati ‘grandi elettori’ – pari alla maggioranza assoluta degli stessi (sono in totale cinquecentotrentotto).

Real Clear Politics – l’istituto che quotidianamente monitora tutti i più importanti sondaggi elettorali condotti a livello nazionale e locale e ne ricava la media – nella cartina geografica USA redatta in questi giorni, colora di blu intenso (e considera dunque acquisiti al campo democratico) i seguenti Stati: Hawaii, California, Vermont, Massachusetts, Washington DC e Maryland per un totale di ottantasei grandi elettori.

Quanto ai repubblicani, il rosso intenso domina in Alaska, Idaho, Wyoming, North Dakota, Nebraska, Oklahoma, Arizona, Alabama, Tennessee, Kentucky e West Virginia per complessivamente sessantatre grandi elettori.

Ottantanove i voti elettorali tendenzialmente ma non sicuramente dem, relativi a Washington (lo Stato), Illinois, New York, Rhode Island, Connecticut, New Jersey e Delaware.

Trentadue quelli probabilmente ma non certamente repubblicani, relativi a Utah, Montana, South Dakota, Kansas, Louisiana e Mississippi.

Trentaquattro i grandi elettori tendenzialmente dem, concernenti Oregon, Colorado, New Mexico, Minnesota e Maine.

Cinquantanove quelli altrettanto tendenzialmente rep, provenienti da Texas, Indiana e South Carolina.

I centosettantacinque delegati non attribuibili neppure lontanamente – i sondaggi sono oggi “too close to call” o pressappoco – ovviamente risulteranno decisivi.

Fanno capo a Nevada, Arizona, Iowa, Missouri, Wisconsin, Michigan, Ohio, Pennsylvania, Virginia, North Carolina, New Hampshire, Georgia e Florida.

Occorre sottolineare che i cinque delegati del Nebraska (Stato nel quale, come nel Maine, non si vota col ‘winner take all’ in ragione del quale chi vince in voti popolari prende tutti i grandi elettori ai quali lo Stato ha diritto) sono attribuiti quattro ai repubblicani e uno ai democratici.

Ricordo che praticamente da sempre due Stati ora inseriti tra i non attribuibili – Ohio e Florida, definiti con altri ‘Swing States’ perché possono votare e votano non secondo tradizione ma di volta in volta differentemente – risultano determinanti.

In particolare, nessun repubblicano ha mai vinto senza trionfare in Ohio.

Mancano meno di due mesi all’8 novembre, l’electoral day, e i giochi sono davvero aperti.