La necessaria Rivoluzione Americana prossima ventura

“Vuoi diventare veramente ricco? Fonda una Religione!”. Ron Hubbard, uno che se ne intendeva visto che dalla sua opera letteraria del 1954, Dianetics, è nata Scientology.

È per questo che negli Stati Uniti le Religioni sembrano numerose quasi quanto i partiti politici?

“Sembrano” e “quasi”, perché il confronto alla fine è assolutamente impari.
L’ultima volta che mi sono divertito a contare i movimenti nazionali o supposti tali (non indagando in merito a quelli locali) sono arrivato a duecentoventiquattro.
E del resto, parlando solo delle candidature alla Executive Mansion – sia pure considerando che i due partiti maggiori schierano decine di aspiranti, gran parte dei quali perfino non identificabili, e che è possibile proporsi anche in un solo Stato superando lo sbarramento costituito dalle norme che regolano localmente il ‘ballot access’ – non si arriva ogni volta tranquillamente oltre le cinque/seicento?

Ciò detto – e nuovamente affermato che i due partiti (il Democratico e il Repubblicano, se qualcuno avesse dubbi) che dal 1856 si giocano lo scranno presidenziale hanno messo in piedi un sistema difensivo delle loro prerogative e priorità tale che arrivare a revocare in dubbio un risultato a loro esclusivo favore risulta quasi impossibile tanto che il solo candidato che sconfisse uno dei due esimi Nominati (l’ex compagno di partito William Taft, finito terzo) fu un già Presidente di straordinaria autorevolezza quale il repubblicano Theodore Roosevelt che comunque nel 1912 non prevalse (si impose il democratico Woodrow Wilson) – va dato atto a quella parte di movimenti e relativi candidati che, questi ultimi soprattutto, non si espongono per vanità o vanagloria come spesso, ad esempio, i ‘perennial’, della assai onorevole intenzione di rappresentare al loro meglio una idea, una ideologia, teorie politiche, sociali, economiche minoritarie spesso tramontate peraltro significative e in non poche occasioni storicamente importanti.

Constatato però che, oggi non da oggi per il vero ma più chiaramente, il sistema di selezione dei candidati (assai più di quello comunque pressoché blindato concernente le elezioni vere e proprie) dimostra gli anni che ha e gli affanni conseguenti (arrivano, diciamolo, nel corrente 2024 alla finale contesa novembrina due pretendenti che la maggior parte dell’elettorato non vorrebbe e questo solo per gli un tempo democratici e oramai perversi meccanismi di selezione interni ai due movimenti egemoni) viene da auspicare un radicale sommovimento.

Storicamente, quella che il sottoscritto ha a suo tempo definito “Seconda Rivoluzione Americana” è datata 1828/29.
Fu allora che una non ancora cosciente di se stessa borghesia – che trovò rappresentazione in Andrew Jackson – defenestrato l’ultimo esponente della ‘aristocrazia agraria’ (che aveva ideato e realizzato l’Unione, scritto Dichiarazione di Indipendenza, Carta Costituzionale, Bill of Right e, attraverso John Marshall, Chief della Corte Suprema, dettato regole giuridiche e giudiziarie pressoché definitive) John Quincy Adams, raccolta nel nascente e tuttora imperante Partito Democratico, cambiò, invano per pochi anni contrastata in specie dai Whighs, radicalmente la politica americana trovando poi, a partire dal 1854 anno di sua fondazione, un rivale alla fine, nei contrasti e nelle contrapposizioni, istituzionalmente (non hanno forse l’uno e l’altro, poco significanti le diversità, gli stessi collaudati meccanismi per arrivare infine condizionando le votazioni alla Nomination dell’in qualche modo – salvo Trump quindi percepito come nemico e alieno anche da molti dei teoricamente suoi – predestinato e si guardi alla fine fatta da Bernie Sanders quando cercò di buttare per aria il tavolo nel 2016 e 2020 – complice, il Partito Repubblicano.

Ciò detto, la “Quarta Rivoluzione Americana” (la “Terza” avendo avuto appunto rivoluzionariamente svolgimento, prima nel 2008 quando, inaudito, per la Nomination del Partito Democratico lottarono una donna, Hillary Rodham Clinton, e un nero, Barack Obama, e quest’ultimo prevalse poi a novembre, e in seguito nel 2016 allorché la medesima Signora arrivò addirittura alla Nomination e, sia pure sconfitta, allo scontro finale) che non solo auguro ma ritengo essenziale, necessita non della nascita o crescita di un terzo partito (aveva motivo Donald Trump di accusare nel corso della sua Convention il Libertarian Party di avere infine rinunciato a crescere per vivacchiare quasi nell’anonimato senza riflettere su come avrebbe potuto fare altrimenti?) ma di una implosione interna ad uno, meglio ad entrambi, dei due inaffondabili, cristallizzati e cristallizzanti vecchi movimenti egemoni.

Rivoluzione pacifica per carità indispensabile per fare sì che i due ormai lontanissimi popoli, che gli Stati contrapposti – cosa hanno a che fare, per dire, un californiano con un abitante dell’Idaho, un nuovaiorchese con un cittadino del Montana? – trovino nuova comunanza.

28 maggio 2024