La stampa europea, in specie quella italiana, sempre a favore del candidato democratico

Chi ha i capelli bianchi ricorda bene che, sia nel 1952 che quattro anni dopo, la stampa europea e quella italiana in particolare, seguendo e (dis)informando a proposito della campagna per White House allora in atto, tifavano spudoratamente per il democratico e aristocratico (tanto gradito agli snob) Adlai Stevenson.

Stravinse in entrambe le occasioni Dwight Eisenhower, ahimè repubblicano.

1960, tutti in ginocchio davanti a John Kennedy, appena sotto (di poco) Dio nella considerazione dei giornalisti e dei media in generale.

Si è poi visto quale inconcludente e pericoloso parolaio fosse.

1968, tutti a sperare vincesse Humphrey, per il vero non male.

1972, viva McGovern, un inconsistente che viene demolito da Nixon.

1976, Carter ad ogni costo e si vide poi di quale pasta fosse il gentiluomo (davvero un gentiluomo e un’ottima persona del tutto inadatta al ruolo).

1980, ma cosa vuole quell’attorucolo di Reagan?

Non sapevano chi fosse né i suoi trascorsi politici e, altresì falsificando, tifavano Carter malgrado avesse totalmente fallito.

Al riguardo, invito a leggere gli articoli celebrativi in morte di Reagan scritti dalle stesse persone che l’avevano dileggiato per decenni negando i fatti.

Scritti da persone che hanno avuto bisogno di quarant’anni per aprire parzialmente gli occhi.

1984, tutti a dirsi “speriamo in Mondale” la cui fine fu catastrofica.

1988, la meteora Dukakis il quale, invero, una cosa buona l’aveva: sua cugina Olimpia era una grande attrice.

1992, beh, almeno quel donnaiolo di Bill Clinton era simpatico.

Al punto che tutti hanno dimenticato le guerre che ha voluto e i bombardamenti che ha ordinato.

2000, per carità, un altro Bush.

2004, come un sol uomo a fianco di Kerry, dato per vincente al cento per cento e stracciato da George Walker.

2008, 2012, wow, un candidato nero!

Politicamente corretta (ma battibile su questo piano) quella scelta.

Evviva!

Che non avesse nessuna esperienza, che fosse una incognita non importava a nessuno.

E sfido chiunque a sostenere senza arrossire che non sia risultato peggio che pessimo.

Ed eccoci al candidato donna.

Si tratta di una ulteriore affermazione del politically correct democratico.

Che abbia inanellato un disastro politico dopo l’altro non importa!

E la stampa è in sollucchero!

(Per inciso, l’unico da votare oggi negli USA è Gary Johnson, ma non importa a nessuno).

Nel 2020, due le possibili scelte democratiche che sarebbero (saranno) appoggiate entusiasticamente dai media: George Clooney o un esponente LGBT.

Meglio la seconda ipotesi anche se, una volta proposto, dopo un nero e una donna, una lesbica (L), un gay (G), un bisessuale (B) o un transgender (T), sarà difficile trovare un candidato anvora piu ‘politically correct’, oh yes!

Un’ultima annotazione: il miglior presidente USA del dopoguerra è stato di gran lunga Lyndon Johnson, eccezionale in politica interna e azzoppato dall’eredità vietnamita kennediana.

Ebbene, il grande riformatore fu l’unico democratico inviso alla e avversato dalla stampa europea e italiana.

Come si era permesso quel plebeo di profanare Camelot succedendo a re Artù?