Le importantissime – anche per Trump – elezioni senatoriali del 2020

Tutti a parlare, scrivere, interessarsi delle Presidenziali del 3 novembre 2020.

Più che giusto.

Sarà peraltro necessario ricordare che nella medesima circostanza, mentre si scelgono i Grandi Elettori che successivamente nominano il Capo dello Stato, arrivano a scadenza e sono quindi oggetto di rinnovo i seggi senatoriali della seconda classe (tre essendo le classi nelle quali si dividono gli scranni dell’alto cossesso).

Trentatre i seggi in palio, quelli ricoperti da coloro che sono stati eletti nel 2014 essendo il mandato di sei anni.

(In realtà, nell’occasione, si deve provvedere alla scelta di un Senatore dell’Arizona e quindi si voterà per totali trentaquattro posti).

Occorre ricordare – a sottolineare l’importanza della contesa – che il partito che maggiormente rischia nel 2020 da questo punto di vista è il repubblicano.

Difatti, ventidue dei totali trentaquattro rinnovi riguardano seggi del Grand Old Party e solo dodici del rivale democratico.

Di più, parecchi Senatori GOP uscenti o non intendono riproporsi o sono dati dai sondaggi in gravi difficoltà.

Ora, a parte il possibile ribaltamento quanto al controllo della successiva assemblea, il risultato avrà di certo molta se non decisiva importanza sulle votazioni per White House.

Del tutto naturalmente, un calo dei consensi (magari una diminuzione quanto all’affluenza alle urne) a livello statale dei repubblicani comporterebbe un numero minore di voti per il Presidente.

Sarà opportuno, anzi necessario, seguire in primo luogo le diverse primarie interne ai partiti per la conferma o meno degli eligendi verificando in particolare se i repubblicani in corsa sono ‘trumpiani’ o no (la gran parte lo saranno, ma insomma…).

Molta acqua deve passare sotto i ponti, acqua il cui scorrere va analizzato e capito.