Le regole della Pennsylvania. ‘Loophole type primary’

Si fa presto a dire ‘primarie’.

Si fa presto a distinguerle in ‘aperte’ e ‘chiuse’.

Si fa presto a parlare di ‘winner take all’ assoluto.

Si fa presto a parlare di ‘winner take all’ relativo.

Si fa presto a parlare di proporzionalismo.

Si fa presto…

La verità è che, specie in campo repubblicano (il partito dell’elefante ama sbizzarrirsi), si danno casi, non infiniti ma quasi, di meccanismi elettorali e questo all’incirca Stato per Stato.

Oggi, per esempio, si vota anche in Pennsylvania.

Ebbene, i settantuno delegati ai quali ha diritto per i GOP l’ex colonia cofondatrice degli USA lungi dall’essere attribuiti semplicemente a chi vince (sarebbe troppo facile) escono da una specie di gioco.

Intanto, cinquantaquattro dei settantuno predetti sono eletti nei diciotto distretti, tre per ogni distretto, nei quali lo Stato è a tal fine diviso.

Gli altri diciassette a livello statale.

I primi vanno alla convention senza l’obbligo di votare per un candidato ma come cani sciolti.

I secondi, di contro, vanno al concorrente che ha ricevuto il maggior numero di suffragi in totale.

Così stando le cose, non essendo la situazione chiara quanto al raggiungimento da parte di Trump della maggioranza assoluta, i citati cinquantaquattro signori acquisteranno in quel di Cleveland un peso contrattuale di non poco conto.

Il descritto sistema si chiama ‘Loophole type primary’.

Evviva.