L’ipotesi Paul Ryan

Allora, l’idea GOP è questa:

John Kasich, pur essendo matematicamente escluso dalla nomination, continua la corsa; Marco Rubio chiede che i delegati che ha conquistato restino a lui e non siano cani sciolti in sede di convention con la scusa di non avere annunciato il proprio ritiro ma solo la sospensione della campagna; Ted Cruz continua cercando di strappare più delegati possibili a Donald Trump.

Alla fine, se il piano funziona, il miliardario non riesce a conquistare prima della convention il cinquanta per cento più uno dei voti elettorali e la riunione fissata a Cleveland può così pronunciarsi a favore di un altro.

(Trump ha già detto che in questo caso correrebbe come indipendente e buonanotte ai suonatori per i repubblicani).

Ma chi potrebbe essere quest’altro?

Il più gettonato alla bisogna oggi è lo speaker della camera dei rappresentanti Paul Ryan.

Nell’ipotesi di una vittoria a novembre dell’ora citato Ryan si verificherebbe per la seconda volta quanto finora accaduto esclusivamente nel caso di Franklin Delano Roosevelt.

Nel 1920, F.D.R. era stato difatti sconfitto come vice di James Cox salvo dipoi vincere nel 1932 (e ripetersi tre volte ancora, ma questa è un’altra storia).

Ryan, per parte sua, ha perso nel 2012 come candidato vice di Mitt Romney.

La storia si ripeterà?

Difficilissimo!