Maggio, non pausa ma quasi

Un mese di maggio – quanto a primarie in calendario – decisamente scarso.

Tra i democratici, digerito l’Indiana (e Guam), Clinton e Sanders si ritrovano il 10 in West Virginia e il 17 in Kentucky e Oregon.

Nulla di straordinario, quanto al numero di delegati in palio.

E, dovesse anche prevalere Sanders, nessuno (???) sconvolgimento in vista.

Nel campo repubblicano, Donald Trump, senza rivali, dovrebbe mietere il 10 nel West Virginia e nel Nebraska (nello Stato con capitale Lincoln il sistema di attribuzione dei voti elettorali è il winner take all), il successivo 17 in Oregon e infine il 24 nel Washington (winner take most).

Gli occhi – per quanto i giochi siano già fatti – sono rivolti alla grande California, chiamata alle urne il prossimo 7 giugno.

La pausa arriva al momento giusto.

Dovrebbe servire a calmare gli animi.

Tra i repubblicani, già al dunque con un Trump trionfante e dividente, per quanto difficile sia.

Tra i democratici, laddove, peraltro, nuove affermazioni di Sanders creerebbero ulteriori rimostranze (guardando ai superdelegati tutti o quasi clintoniani) e introdurrebbero altri dubbi sulla reale consistenza di Hillary.