Manca un candidato indipendente alla McMullin

Quattro anni fa, ai primi di agosto, Evan McMullin annunciò la propria candidatura alla Presidenza come indipendente.
Ebbe un qualche successo nel ‘suo’ Utah (è un mormone) e per un certo periodo i sondaggi lo dettero addirittura localmente in testa.
Alla fine, buona la sua riuscita a Salt Lake City e dintorni dove raccolse oltre il 21 per cento dei voti popolari.
Era la candidatura del desso quella di un repubblicano non contento della designazione da parte del Grand Old Party di Donald Trump.
Ovviamente sicuro di non avere chance alcuna quanto a White House, correva in effetti con il difficilissimo intento di arrivare a vincere lo Utah conquistandone i 6 Grandi Elettori.
Nel caso, in ipotesi, restando disponibili ai contendenti Hillary Clinton e Donald Trump 532 dei 538 componenti il Collegio Elettorale, poteva accadere che nessuno dei due arrivasse a raggiungere la maggioranza assoluta degli stessi pari a duecentosettanta.
Nel caso ancora, la decisione (è accaduto solo nel 1824) sarebbe spettata alla Camera dei Rappresentanti con una procedura particolare dettata dall’Emendamento del 1804.
Si sente quest’anno in una temperie tanto complicata e difficile per le ragioni ben note la mancanza di una candidatura alternativa di un indipendente in qualche modo anche romantico alla McMullin?