Melania, i figli, Pompeo da lontano

Il secondo Presidente degli Stati Uniti d’America John Adams era padre del sesto John Quincy Adams.
Benjamin Harrison era nipote abiatico del lontano predecessore William Harrison.
I due Roosevelt erano cugini in qualche grado.
I Kennedy tutti.
George Herbert e George Walker Bush.
I Clinton, marito e moglie.
Per non parlare delle numerosissime successioni familiari a livello di Senatori, Rappresentanti, Governatori, quant’altro.
È naturale negli USA che figli, fratelli, nipoti, generi seguano la strada tracciata dal primo familiare di successo in campo politico.
Così, per quanto possa meravigliare noi europei (e per quanto i media presentino come in qualche modo poco commendevole la cosa se riguarda un GOP) è conseguente che alla Convention repubblicana siano intervenuti e intervengano i figli di Donald Trump.
Come che qualcuno tra loro pensi addirittura alla possibilità di succedergli.
È ancora più ovvio che partecipi e parli la moglie.
Melania lo ha fatto con un discorso ben calibrato di mezz’ora.
Ha sostenuto l’opera del marito senza enfasi evitando di azzannare alle caviglie i democratici.
Era la seconda giornata quella dedicata altresì al Segretario di Stato Mike Pompeo.
È intervenuto da Gerusalemme con un discorso registrato (è in viaggio di lavoro e d’altra parte con la pandemia…) naturalmente trattando di politica estera.
I lavori, sotto l’occhio attento del Presidente, proseguono.