Nell’attesa (di risultati certi)

Incredibile ma vero.
A Des Moines e dintorni le urne di sono chiuse da un tempo infinito e non si sa assolutamente chi abbia vinto (e perso) il Caucus democratico.
Inimmaginabile.
Un enorme pasticcio.
Una evidente e indifendibile impreparazione.
Non si sa, ma le voci si rincorrono.
Avrebbe vinto Bernie Sanders.
Sarebbe vicino al trenta per cento.
Secondo, con una votazione sul venticinque, Pete Buttigieg.
Terza Elizabeth Warren, non male comunque sopra il venti.
Quarto, staccatissimo e quasi raggiunto da Amy Klobuchar, colui che tutti i sondaggi e le analisi davano in buona posizione: l’ex Vice di Obama Joe Biden.
Al quale la caotica situazione va bene perché, guardando tutti al patatrac informatico, riesce in qualche modo a far passare in secondo piano la propria sconfitta.
Se davvero alla fine questi ipotizzati esiti troveranno conferma, difficile non valutare con il dovuto interesse il fatto che, assieme, i due candidati più radicali (Sanders e Warren) arrivano al cinquanta per cento, forse addirittura superandolo.
Prese in giro a parte (Trump e il suo entourage se la ridono), una teoricamente (teoricamente) ulteriore buona notizia per il tycoon.
Un avversario di sinistra dovrebbe essere più facilmente battibile.
Tutto ciò argomentato, dovesse Biden, magari nuovamente ‘suonato’ nel New Hampshire, prendersi una o due rivincite in Nevada e in South Carolina tutto cambierebbe.
E come dimenticare il fatto che Michael Bloomberg finora elettoralmente è stato (e starà fino al Supermartedì) solo a guardare?