New York: tutto come previsto

Cosa si diceva, cosa prevedevano tutti fino a non molti giorni orsono a proposito dell’esito delle primarie del New York?

Che in campo democratico Hillary Clinton avrebbe vinto assai nettamente e che tra i GOP Donald Trump avrebbe addirittura trionfato.

E così è andata.

E così è andata, malgrado negli ultimi giorni di campagna i comizi di Sanders avessero visto un numero incredibile di partecipanti e per quanto nell’elefantino si sia cercato in ogni modo di bloccare il tycoon non per niente, nel caso, nuovayorchese.

I giochi parrebbero fatti a questo punto.

Il senatore del Vermont continuerà a correre fino in fondo ma non può certo pensare seriamente di arrivare alla nomination.

Cruz e Kasich restano in gara ma la matematica oramai impedisce al primo (l’uomo dell’Ohio già da tempo era fuori gioco in merito) di sperare nel raggiungimento della maggioranza dei delegati prima di Cleveland.

Tutto bene, quindi per i due front runner?

Possono cominciare ad affilare le armi per il loro confronto?

Se questo è vero quasi certamente per la Signora non lo è per Trump e ben lo sappiamo.

Cosa dire più specificamente sul voto dello Stato della Grande Mela?

Soprattutto, che New York non è l’America.

E’ un’altra cosa.

E’ una città (il resto dello Stato è un’appendice, in fondo) diversa da ogni punto di vista e pertanto anche da quello elettorale.

Lo dimostra il fatto che Ted Cruz da una parte e Bernie Sanders dall’altra, colà, non abbiano se non una voce minoritaria (quasi nulla nel caso del senatore del Texas) nel mentre in larga parte del Paese contino eccome.

Infine, una annotazione che concerne i repubblicani.

Trump stravince e prende il volo in uno Stato che con quasi assoluta certezza a novembre voterà largamente democratico!

Una bella contraddizione.