OH, PA, FL, MI, NC, il quadro a Ferragosto

Lo sapete.

I Red States votano repubblicano a prescindere.

I Blue States democratico, sempre a prescindere.

Poi ci sono gli Swing States.

Una volta da una parte, una volta dall’altra: verrebbe da dire che negli S.S. si vota con maggiore attenzione, guardando alla personalità dei candidati e più attentamente ai programmi.

Lo Stato al quale in vista del voto novembrino si deve guardare con la massima attenzione è l’Ohio (OH).

Per due ragioni.

La prima: nella storia, a partire dal 1804, quando iniziò ad esprimersi, ha sbagliato (ha cioè votato per il perdente) in pochissime occasioni e, guardando agli anni a noi più vicini, dal 1948, solo nel 1960, quando optò per Richard Nixon e in effetti prevalse John Kennedy.

La seconda: mai un repubblicano ha conquistato White House senza vincere in Ohio.

E oggi?

Beh, le rilevazioni sulle intenzioni di voto dicono unanimemente ma non di certo definitivamente che a Columbus, Cleveland e dintorni l’intenzione sarebbe quella di votare Hillary Clinton.

Sarebbe, dato che Real Clear Politics – l’istituto che si incarica di fare la media tra tutti i sondaggi – la colloca avanti ma di soli due virgola sei punti percentuali.

Insomma, da qui all’8 novembre, Trump ha tutto il tempo per capovolgere la situazione.

E negli altri Stati teoricamente contesi?

Che succede?

Nei sondaggi, naturalmente.

A metà agosto.

Ok.

In Florida (FL), Clinton guida con il quattro e mezzo di vantaggio.

In Pennsylvania (PA), ancora Hillary con un margine molto più confortevole, di nove punti e due.

Nel Michigan (MI), sempre la democratica con un vantaggio di sei punto sei.

Nel North Carolina (NC), Stato più favorevole ai GOP, Clinton di poco, solo il due per cento.

Detto che, secondo questi benedetti sondaggi (se si da un’occhiata generale), Hillary e’ accreditata di un numero di grandi elettori vicino, parecchio vicino, alla maggioranza assoluta.

Detto che a ‘disturbare’ The Donald (magari, sottraendogli i suffragi necessari per riportare uno Stato) potrebbe intervenire il libertariano Gary Johnson non poi posizionato male nelle intenzioni di voto.

Detto che Jill Stein, la ‘verde’, non dovrebbe invece avere un impatto altrettale nei confronti di Hillary.

Detto che i seguaci di Sanders che hanno a lungo battagliato con l’ex first lady sembrano (chissà?) avere in larga parte deposto le armi.

Tutto ciò detto e lasciando da parte la fantapolitica (ne tratto in un altro intervento), la ‘candidata ineluttabile’ dovrebbe farcela.

Certo è che in diverse occasioni il pretendente nettamente in testa a metà agosto ha poi perso.

Scongiuri da una parte.

Speranze dall’altra.